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"Navi private non sono lo Stato". Piantedosi tira dritto sul decreto migranti

Matteo Piantedosi non fa passi indietro davanti alle rimostranze delle Ong e della sinistra e difende la correttezza del decreto contro gli ingressi irregolari

"Navi private non sono lo Stato". Piantedosi tira dritto sul decreto migranti

Il giro di vite messo a punto dal governo per frenare l'immigrazione clandestina sta avendo i suoi effetti. Lo dimostrano i continui lamenti delle organizzazioni non governative e della sinistra, che strepita davanti a un governo che fa il possibile per far rispettare la sovranità delle sue leggi e dei confini. Matteo Piantedosi, ospite de L'aria che tira su La7, l'ha spiegato in maniera molto chiara: l'obiettivo è rallentare le partenze per togliere ai trafficanti di esseri umani la gestione delle migrazioni.

"Abbiamo l'ambizione di gestire noi il fenomeno e non possiamo consentire a navi private che battono bandiere di Stati esteri di sostituirsi al governo italiano. Poi c'è anche il 'pull factor'. Abbiamo riscontrato un abbassamento nella qualità di produzione delle barche su cui partono i migranti e questo favorisce le tragedie che poi succedono", ha spiegato il ministro dell'Interno, esponendo le basi sulle quali si fonda il decreto. I numeri degli arrivi fin qui registrati sono importanti, ma durante l'intervista Piantedosi ha spiegato che "i primi due mesi di azione di questo governo hanno fatto segnare una flessione della curva di crescita rispetto all'anno precedente: un qualche segnale lo abbiamo lanciato".

Il decreto in vigore dallo scorso 3 gennaio, nonostante dalle Ong e dalla sinistra si invochino interventi esterni, è perfettamente regolare. "Ci siamo mossi in linea con le convezioni internazionali: non neghiamo i salvataggi, non neghiamo che le persone vengano portare a terra ma cerchiamo di dare un quadro di regole", ha sottolineato il ministro dell'Interno, spiegando che tutto questo è fatto per cercare di rimettere ordine in un sistema per troppo tempo lasciato allo sbaraglio.

Nel frattempo, le navi Ong continuano con la loro lagna: "Le nostre trattative con le autorità italiane per un porto più vicino purtroppo non hanno avuto successo. L'Italia non è aperta alla discussione e ha rifiutato categoricamente le nostre richieste. Non abbiamo quindi altra scelta che obbedire e proseguire verso nord". Così Msf, che arma la Geo Barents, che si sta dirigendo ad Ancona: "La nostra posizione resta invariata: è inaccettabile mandarci ad Ancona con altri porti idonei molto più vicini e, soprattutto, in queste condizioni meteo". Le Ong, quindi, continuano a voler imporre al governo la loro scelta per quanto concerne i porti da assegnare per lo sbarco dei migranti, senza considerare davvero quelle che sono le disposizioni del diritto internazionale, entro il quale il decreto Piantedosi agisce. "Ancora una volta questa decisione prende di mira le Ong di ricerca e soccorso, ma il vero prezzo lo pagheranno le persone che fuggono attraverso il Mediterraneo centrale e si trovano in situazioni di disagio.

Non rimarremo silenziosi e inattivi", conclude Msf nella sua nota.

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