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Il no di Quagliariello alla nuova Forza Italia: "Basta nostalgia"

Il senatore Pdl: "Non chiudiamoci in un angolo identitario, dobbiamo costruire la nuova casa dei moderati. E dico no alle liste Coca Cola"

Il no di Quagliariello alla nuova Forza Italia: "Basta nostalgia"

Senatore Quagliariello, il Pdl sul territorio vive una fase di fibrillazione.
«Il Pdl sconta la perdita degli alleati. È una condizione difficile ma reversibile se ci si comporta seriamente e si dimostra capacità di tenuta. Se invece ognuno fa ciò che vuole finiamo per condannare a morte questa esperienza».

Lei quindi dice no alla proliferazione di liste?
«Il Pdl può divenire l’architrave della nuova casa comune dei moderati. È necessario però che tutti in quella casa ci stiano con due piedi senza costruirsi una dependance in giardino. Ha ragione Alfano quando dice no alle liste Coca Cola. Al contempo, noi non abbiamo le foto di Lenin e Stalin nelle stanze, e dunque delle deroghe sono possibili».

A quali condizioni?
«Che siano indispensabili per far vincere davvero un candidato moderato contro la sinistra».

Ha fatto bene Alfano a sospendere gli esponenti che a Verona si sono schierati con Tosi?
«Sì. Non si può accettare la chiusura ermetica della Lega all’alleanza e al contempo regalarle i nostri voti. Sarebbe un modo per fissare una subordinazione e diventare una ruota di scorta».

Perché stanno nascendo così tante sigle che si richiamano a Forza Italia?
«Il fenomeno sconta da una parte un po’ di furbizia politica, dall’altra un rigurgito nostalgico. Sono pulsioni comprensibili ma non utili: la vera risposta politica è la riaggregazione dei moderati in un contenitore di cui il Pdl deve essere l’architrave. Chiuderci in un angolo identitario non serve».

Questi fenomeni possono essere legati alla stagione congressuale?
«Ancor più al contraccolpo per una nuova stagione in cui il fulcro del sistema non è più Berlusconi. Oggi la presenza di Berlusconi è diversa e non meno importante. Anche per questo col tempo il piano si sta ribaltando e stanno venendo fuori le difficoltà di una sinistra senza idee e orfana dell’antiberlusconismo».

Lei come ha vissuto l’impatto con i congressi?
«L’approccio non è stato facile, è stato come inoltrarsi in una terra ignota. Ma dobbiamo darci regole per stare insieme e un profilo partitico più pronunciato. In passato il nostro è stato un partito monarchico e anarchico. Oggi dobbiamo costituzionalizzare la monarchia per non rischiare che ci rimanga solo l’anarchia».

C’è stato un momento in cui avete pensato a una scomposizione del partito?
«Inutile negare alcuni giorni difficili dopo la caduta del governo. All’inizio abbiamo compiuto un errore psicologico e politico: votare la fiducia e contemporaneamente criticare il governo come la peggiore delle disgrazie. Abbiamo poi compreso che bisognava condizionarlo. Gli effetti si stanno già vedendo».

I timori per le amministrative però non sono svaniti.
«La difficoltà è sulle alleanze. Ma a livello nazionale la distanza tra Pd e Pdl è di poco superiore al punto percentuale. Sono intatte le possibilità di essere nel 2013 il primo partito d’Italia».

C’è qualcosa dell’esperienza di Forza Italia che vorrebbe portare nel Pdl?
«Ovviamente l’entusiasmo di una stagione forse irripetibile. Ma tanto del lavoro di questi vent’anni si è sedimentato e oggi è rappresentato dalle fondazioni, dalle scuole di formazione e soprattutto da una classe dirigente che lavora nelle istituzioni locali e nazionali e che potenzialmente è la migliore d’Italia».

Quale messaggio vorrebbe inviare ai nostalgici?
«Se la nostalgia sono solo simboli e parole d’ordine di un tempo che non c’è più, si riduce al passato di un’illusione. Va bene l’orgoglio per la nostra storia ma vanno gettate le basi per una nuova stagione di vittorie.

Berlusconi continua ad avere una capacità di visione unica, ma oggi è arrivato il momento di dimostrare di saper marciare sulle nostre gambe».

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