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Quel no del Quirinale all'erede Agnelli

Disponibilità ad ascoltare, ma nessuno scudo istituzionale nello scontro col governo

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Ascoltare, beh quello sì, certo che Mattarella lo ascolta. Del resto, spiegano al Colle, il capo dello Stato, che è sempre disponibile a prestare attenzione ai protagonisti della vita pubblica ed economica italiana, come potrebbe non dare udienza al presidente di Stellantis? Quindi lo accoglie nel suo studio, lo fa sedere su un divanetto, sente quello che ha da dire perché la Fiat ha comunque fatto la storia del Paese, gli offre un caffè, fa cenni di assenso con la testa e ogni tanto gli sorride pure. Ma l`ombrello istituzionale, cioè il vero motivo che spinge John Elkann al Quirinale, quello se la può scordare. Nessuna copertura politica quindi, Mattarella non può, soprattutto non vuole entrare nello scontro tra l`ex Fiat e il governo.

«Non diremo neanche una parola», questo infatti il mantra dei consiglieri della presidenza della Repubblica. Non un commento, non una foto e nemmeno un comunicato: tocca perciò al gruppo di Torino dare notizia alle Agenzie di stampa del faccia a faccia. In una nota si informa che, nel quadro di una giornata di incontri istituzionali, il nipote dell`Avvocato «ha visto il ministro dell`Economia Giancarlo Giorgetti, il capo dello Stato Sergio Mattarella, l`ambasciatore Usa in Italia Jack Markell, il comandante dell`Arma dei carabinieri Teo Luzi e il governatore della Banca d`Italia Fabio Panetta».
Insomma, una vera e propria offensiva diplomatica di Stellantis, nel mezzo del braccio di ferro con Palazzo Chigi sugli incentivi e sulle smobilitazioni, alla ricerca di sponde. «Gli incontri - si legge - programmati da tempo, hanno offerto l`occasione per fare il punto sulle attività italiane del gruppo. Elkann ha ribadito l`impegno per realizzare i progetti industriali in atto e per le iniziative di comune interesse oggetto del tavolo al Mimit», il ministero delle Imprese.

Sullo sfondo, le polemiche dopo la volontà di Stellantis di fermare le linee operative di Mirafiori dal 12 febbraio al 3 marzo e l`annuncio di altre quattro settimane di cassa integrazione fino al trenta marzo. «Senza sussidi per l`auto elettrica - le recenti parole del ceo Carlos Tavares - Mirafiori e Pomigliano d`Arco sono a rischio tagli». Frasi che hanno provocato la dura replica del governo e della Meloni su un gruppo che sembra sempre più distante dal nostro Paese, anche dal punto di vista fiscale. E i segretari di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm chiedono a Palazzo Chigi di aprire un tavolo di confronto per salvare i posti di lavoro.

Elkann, che ha smentito l`ipotesi di una fusione con Renault, si presenta da Mattarella per confermare le radici italiane del gruppo e illustrare le difficoltà. Non si conoscono i particolari del colloquio con il capo dello Stato, è probabile che il presidente di Stellantis e del gruppo Repubblica si sia lamentato perché si sente al centro di un attacco politico, quello che è certo che sul Colle ha trovato interesse, comprensione però nessuna solidarietà concreta o copertura.

Il Quirinale non gradisce di essere arruolato.

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