Nell’atteggiamento politico, quello che di solito va sotto il nome di moralismo, si trasforma nella cosiddetta “superiorità morale” nei confronti degli avversari. Un termine ormai dimenticato dalla maggior parte delle forze politiche attuali ma, ancora in uso, come arma politica perfetta, dalla galassia rossa capitanata da Partito democratico e affini. L’ultimo esempio, in ordine cronologico, di superiorità morale applicata alla dinamica politica è un mix di attacchi fiammeggianti, insulti gratuiti e commenti fuori misura. L’ampia intervista all’ex deputato Pier Luigi Bersani, esponente di lungo corso della sinistra “superiore”, rappresenta tutto questo e non solo.
Bersani attacca Meloni
Con la superiorità morale al proprio fianco tutto è concesso. Perfino insultare il presidente del Consiglio italiano. Sulla strage di Bologna, il terribile attentato del 2 agosto 1980, la posizione del premier Meloni non merita rispetto. Questo è quello che dice, senza tanti giri di parole, l’ex segretario dem Pier Luigi Bersani. Il dubbio, da sempre motore di ogni democrazia liberale, non è concesso. “C’è una saldatura della verità storica, politica e giudiziaria – sentenzia Bersani su La Stampa – Se una persona non è in grado di riconoscerla, non merita il rispetto degli italiani, quand’anche fosse presidente del Consiglio”.
Peccato che, le dichiarazioni di Giorgia Meloni, a scanso di equivoci, non mirino assolutamente alla revisione giudiziaria dell’attentato. Tutt’altro. «Questo esecutivo – ha ribadito la premier - fin dal suo insediamento, ha accelerato e facilitato il versamento degli atti declassificati all'Archivio centrale dello Stato e li ha resi più agevolmente consultabili, completando quella desecretazione che era stata avviata dai governi precedenti».Niente da fare. Bollata come reazionaria e revisionista la posizione del governo di centro destra, Bersani attacca persino uno degli strumenti del normale iter politico parlamentare: l’uso delle commissioni parlamentari. Il ragionamento, più o meno velato, è il seguente: una misura democratica, sancita dalla Costituzione stessa, se usata da un governo di centro destra, si trasforma automaticamente in un dispositivo autoritario. Et voilà. “Quando si pensa a una Commissione su una persona – spiega Bersani – come non sentire un vago sentore di manganello?”.
La stoccata a Renzi
L’evocazione stanca al manganello fascista, aggettivo preferito del Pd targato Elly Schlein, non è che l’ennesima riprova della distanza siderale tra la comunicazione di sinistra e il mondo reale. La stessa compagine politica che, parlando solo la lingua dell’ideologia divisiva, non riesce né a instaurare un rapporto costruttivo con la maggioranza né a creare un’opposizione unita capace di impensierire l’esecutivo di centro destra.
Sul salario minimo, bandierina storica della sinistra, si va al muro contro muro. Il rinvio del tema a settembre, se non a ottobre, è solo una conseguenza diretta dello scontro. E i possibili alleati a sinistra dello scacchiere dem? Non sono considerati.
“Renzi – chiude le porte Bersani – sta andando dove lo ha sempre portato il cuore, lontano dalla sinistra”. Ecco l’approccio del Partito democratico: ideologico sul piano politico, perdente a livello numerico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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