Al Senato è mancata la chiarezza? "Può darsi": parola di Matteo Renzi. Nel dubbio, però, meglio replicare anche alla Camera. Dopo le citazioni di Gigliola Cinquetti e Walt Disney riservate ai parlamentari di Palazzo Madama, oggi anche gli onorevoli colleghi di Montecitorio hanno dovuto sentirsi snocciolare un'interminabile replica portata avanti a colpi di frasi ad effetto e figure retoriche. Il menu servito ai deputati prevede un antipasto leggero che ricorda quell'"entriamo in punta di piedi" con cui ieri salutava il Senato promettendone l'abolizione: "Entrare in qualsiasi parlamento mi provoca emozione e stupore", esordisce Renzi, questa volta senza mani in tasca.
Il banchetto prosegue con omaggi al sindaco di Firenze degli anni '50 Giorgio La Pira, terziario domenicano e Servo di Dio per la Chiesa cattolica, e a Don Lorenzo Milani, il parroco di Barbiana autore di "Lettera a una professoressa". Non c'è spazio solo per la Toscana, però: il pensiero del premier corre al 1992, al momento dell'attentato a Giovanni Falcone e all'elezione di Oscar Luigi Scalfaro al Quirinale. "Quello fu il momento più buio per la mia generazione. In molti tra noi si sono iscritti a giurisprudenza proprio guardando a quegli esempi". Su Twitter intanto spopola l'hashtag #secondomatteo, che forse più che al bicameralismo fa riferimento al Vangelo.
Il piatto forte della "generazione Erasmus" e del servizio civile che da europeo diventa addirittura universale ovviamente non può mancare. E così anche alla Camera risuona il ritornello già sentito al Senato: l'Europa non dà più speranza, ma mentre i nostri nonni si combattevano a fucilate, ora il continente è unito e in pace da settant'anni. Il semestre europeo, di conseguenza, è un'opportunità e non una formalità, spiega Renzi agli onorevoli. Onorevoli che devono essere chiamati tali, precisa il premier: "Io non sono tale, ma voi lo siete. Come Moro e Berlinguer, giustamente onorevoli perché degni di onore, come era riconosciuto anche dagli avversari politici".
Non mancano i riferimenti al padre in cassa integrazione che non riesce a sostenere lo sguardo del figlio, e ai bambini "dal cognome difficile da pronunciare" che giocano a calcio nella squadra dei nostri figli: cose già viste, ma sempre riproposte con generosità. Renzi parla anche di lavoro ("Non è roba da giuslavoristi, ma questione di ideali"), che in Italia ha perso il proprio ruolo ("Siamo una repubblica fondata sulla rendita"), ma altrove riesce, e riesce bene ("In Giappone dopo Fukushima hanno ricostruito le autostrade in poche settimane. E da noi?"), citando il caso della maestra elementare che ha perso il riconoscimento del proprio ruolo sociale: "Quando entravo al bar o in parrocchia la maestra elementare era il riferimento del paese, c'era silenzio quando parlava. Oggi domandiamoci se gli insegnanti dei nostri figli vengono contestati a prescindere, e non è soltanto il fatto economico ma anche la mancanza del prestigio sociale."
La chiosa migliore, peraltro, la fornisce Renzi stesso: "Fuori da qui c'è chi si aspetta da voi, anzi da noi, da noi tutti insieme, che la politica smetta di essere un fiume di parole vuoto e vano". Segue un breve scampanellio dalla presidenza. Non è difficile immaginare che volesse zittire risate e commenti al curaro.
Citazione finale affidata allo scrittore inglese Chesterton: "Il mondo non finirà per la mancanza di meraviglie, ma per la mancanza di meraviglia." Sipario, inchino, finale. "La pagina più bella questo Paese non l'ha ancora vista": citazione da Obama.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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