Il taglio del cuneo contributivo, la riforma delle pensioni e Opzione donna. Sono tante le novità che interessano il mondo del lavoro a partire da questo inizio 2023. Ma ce n’è una, in particolare, di cui il governo di centro destra va estremamente fiero: la riforma del reddito di cittadinanza. La ministra del Lavoro Marina Elvira Calderone, in un’intervista a 360 gradi, spiega il piano di smantellamento dell’assegno grillino e detta l’agenda delle scadenze del suo dicastero. In vista dei prossimi mesi sono molti gli obiettivi da completare: le regole del lavoro da semplificare, la questione salariale ma soprattutto un nuovo sistema di politiche attive del lavoro alternativo alla “paghetta di Stato”.
La stretta sul reddito di cittadinanza
La linea dura sul reddito di cittadinanza dell’esecutivo targato Giorgia Meloni ha trovato un punto di caduta per il 2023: sette mesi di sussidio per gli “occupabili” e decadenza dell’assegno al primo rifiuto di un’offerta di lavoro anche non “congrua”. Il giro di vite alla norma grillina che doveva “abolire la povertà” toccherà da vicino anche i giovani percettori: i ragazzi dai 18 ai 29 anni che non hanno finito la scuola dell’obbligo avranno l’obbligo di frequentare corsi formativi. La ministra del Lavoro Calderone, interpellata da LaStampa, rivendica le scelte del suo governo e tiene il punto sul reddito grillino. “Su questo tema si è creata troppa polemica. Nessuno dice ad esempio che si amplia la platea dei beneficiari di interventi di sostegno, per esempio con l’estensione ai nuclei con persone over 60 e alle famiglie minorenni”.
A chi accusa il governo di aumentare la povertà dei cittadini italiani la ministra risponde così:“Chi si trova in una situazione di difficoltà continuerà ad essere tutelato”. E anche rispetto all’elemento della “congruità” dell’offerta di lavoro la rassicurazione della ministra non tarda ad arrivare. “Nulla cambia, nella sostanza, rispetto all’offerta congrua. Al di là della soppressione dell’aggettivo – ci tiene a precisare – rimane il rimando alle condizioni di legge”.
Un nuovo sistema di politiche attive
Ma il reddito di cittadinanza, norma bandiera del M5S, oltre ad alimentare una cultura politica fondata sull’assistenzialismo, nel concreto, non è riuscito nel suo obiettivo principale: reintegrare i percettori nel mondo del lavoro. Il governo guidato da Giorgia Meloni vuole intervenire su questo punto e modificare, una volta per tutte, una norma eticamente sbagliata e politicamente controproducente. Il principio su cui si basa l'intera riforma del reddito di cittadinanza è uno solo: "La povertà si contrasta con il lavoro non con i sussidi a vita".
Il governo, si apprende dalle parole della ministra del Lavoro, vuole distinguere gli strumenti per contrastare la povertà da quelli per accompagnare al lavoro. “Per i primi – dice Calderone – puntiamo ad un reddito di inclusione, magari rafforzato ed esteso rispetto al passato”. Per i secondi, riferendosi quindi alle nuove politiche attive del lavoro che ha in mente l’esecutivo, il piano Calderone è ben definito. “La strada passa attraverso la realizzazione di un sistema che prevede nuovi strumenti di incrocio tra domanda e offerta di lavoro”. Strumenti che vedranno il coinvolgimento di “tutti gli attori pubblici e privati del mercato del lavoro”.
Il piano del governo, designato dal Ministero del Lavoro, prevede anche una riqualificazione dei “percorsi di formazione” per adattarli con le “skills professionali oggi necessarie alle aziende”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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