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La produzione industriale continua a calare. Il premier si consulta con Visco a Palazzo Chigi

A novembre -3,7% su un anno fa. Mediobanca vede il Pil negativo nel 2023

La produzione industriale continua a calare. Il premier si consulta con Visco a Palazzo Chigi

Gli ultimi dati economici consegnano l'immagine di un'Italia che ha rallentato di molto il passo veloce degli ultimi due anni, ma se questo già lo si sapeva il punto adesso è capire se sia stata o meno ingranata la retromarcia. I dati sulla produzione industriale italiana di ieri, in questo senso, sono un campanello d'allarme: come rileva l'Istat, a novembre l'indice è diminuito dello 0,3% rispetto a ottobre e, su base annua, il dato complessivo scende del 3,7 per cento. Un dato «più debole del previsto», sostiene Andrea Volpi, economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Ieri, intanto, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco. Un incontro definito «cordiale» in cui si è parlato delle prospettive dell'Italia, riferisce la nota, e degli scenari macroeconomici dell'anno. Da questo punto di vista, lo aspettative sono molto incerte: il mercato del lavoro, finora robusto, dà segni di stagnazione con una lieve diminuzione degli occupati a tempo indeterminato rispetto a ottobre (-94mila posti) parzialmente controbilanciata da più autonomi e lavoratori a termine. A preoccupare di più, poi, c'è il fatto che l'inflazione, che in Italia è lievemente scesa a dicembre al +11,6%, resta in doppia cifra e rallenta meno rispetto al resto d'Europa (anche se dovrebbe aver superato il picco). Su questo fronte si rimane agganciati all'andamento dei prezzi dell'energia: promette bene il gas, ieri sceso a 63 euro al megawattora (rispetto ai picchi di 342 in agosto); meno rassicuranti le aspettative sul fronte petrolio. In rialzo nelle ultime settimane (il Brent è sugli 85 dollari al barile), anche in vista di una ripartenza della Cina a seguito della fine dell'era zero Covid. Cattivo presagio per il prezzo della benzina, balzato dopo la fine dello sconto sulle accise e minacciato da ulteriori rialzi in vista dell'embargo Ue, che scatterà il prossimo 5 febbraio sulle forniture russe di prodotti petroliferi raffinati. Mentre in Germania, economia connessa con quella italiana, nell'ultimo trimestre dell'anno sembra profilarsi una stagnazione, per l'Italia c'è attesa per i dati che usciranno a fine mese perché diranno molto sulla crescita (o decrescita) acquisita con la quale si è entrati nell'anno nuovo. Mediobanca, per esempio, prevede che il Paese registrerà una «lieve recessione» nel 2023 e «l'occupazione, i salari e la spesa pubblica saranno i fattori chiave per mitigarla». La riapertura della Cina può spingere la crescita, ma lo scenario centrale di Piazzetta Cuccia «è quello di una lieve recessione per l'Europa nel 2023». Roma è vista sul filo del fuorigioco tra crescita e recessione da tante agenzie e istituti: per Moody's sarà a crescita zero nel 2023, il Fondo monetario internazionale vede un -0,2%, Bankitalia stima un incremento dello 0,4 per cento. La Bce si aspetta «una recessione breve e di lieve entità» mentre mette in cantiere altri rialzi dei tassi.

Ogni previsione, però, rischia di essere stravolta da ciò che accade tra Russia e Ucraina.

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