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La rieducazione gender a scuola. Arriva il corso promosso dai gruppi Lgbt

Dopo il manuale politicamente corretto per i dipendenti pubblici, a Bologna arriva un corso in salsa gender per il personale scolastico. L'ira dei pro-vita: "Sperimentazioni ideologiche"

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Un percorso per fornire agli insegnanti una "alfabetizzazione di base rispetto all'identità sessuale". Dove si vada a parare, lo si intuisce già. A Bologna è in arrivo un progetto che si pone l'obiettivo di spiegare agli educatori di scuole medie e liceo come parlare ai ragazzi di identità di genere, relazioni in famiglia, coming out e linguaggio inclusivo. Organizzata dalle associazioni arcobaleno Frame e Cassero, l'iniziativa "La scuola che valorizza le differenze" è finanziata dal Comune felsineo, dettaglio che ha ulteriormente fatto indignare l'associazione Pro Vita & Famiglia onlus, convinta che si tratti dell'ennesimo assist alla diffusione delle cosiddette teorie gender in ambito scolastico.

"È vergognoso che, ancora una volta, dietro l'encomiabile obiettivo di diminuire le violenze, si trasforma la scuola in campo di rieducazione al gender fino a sponsorizzare la conseguenza più pericolosa di questa ideologia, cioè percorsi di transizione fin da bambini per chi si sente nato nel corpo sbagliato", ha attaccato Jacopo Coghe, portavoce dell'associazione pro-vita. "Inculcare il gender sembra essere un diktat del comune di Bologna", ha proseguito l'attivista, accostando la criticata iniziativa per gli insegnanti e il personale scolastico a un'altra discussa proposta avallata dalla giunta Lepore: quella del manuale politicamente corretto stilato per invitare i dipendenti pubblici a utilizzare un linguaggio più rispettoso e inclusivo.

"La famigerata autodeterminazione delle donne si schianta nell'imposizione", ha osservato ancora Coghe, riferendosi specificamente al suggerimento - contenuto nel formulario caldeggiato dal vicesindaco Emily Clancy - a declinare al femminile i ruoli ricoperti da donne, ma anche a utilizzare asterischi e schwa. "Un vero e proprio manuale del piccolo attivista gender", ha osservato il portavoce di Pro Vita & Famiglia. E ancora: "Non possiamo permettere sperimentazioni ideologiche già fallite sulla pelle dei nostri figli". Il progetto destinato alle scuole, si legge nella locandina di presentazione, è un percorso di sei ore totali da esaurirsi entro dicembre 2023. "Verrebbe da ridere se non fosse che questi progetti si sono rivelati profondamente pericolosi per i più piccoli, tanto che i Paesi 'civili', pionieri di questo approccio ideologico, lo stanno via via abbandonando", ha criticato Coghe.

L'attivista pro vita ha poi rivolto un appello alla giunta guidata dal sindaco Matteo Lepore: "Ricordiamo al Comune che se l’intenzione è il rispetto incondizionato di ciascuno, deve assicurare ai genitori con idee diverse che tutti gli insegnanti fruitori di questi corsi e che chiunque vorrà parlare di questi temi chiederà, come da normativa, il consenso informato preventivo dopo dettagliata informativa, rispettando il diritto di priorità educativa delle mamme e dei papà".

E infine: "Non abbasseremo la guardia e, se costretti, alzeremo barricate per difendere i nostri figli da ideologie mortifere".

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