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Salario minimo, la sinistra ci riprova: "Porteremo una legge di iniziativa popolare"

A 90 giorni di distanza dalla bocciatura da parte del governo, ecco rispuntare il refrain della proposta sui 9 euro orari lordi: questa volta con una raccolta di firme

Salario minimo, la sinistra ci riprova: "Porteremo una legge di iniziativa popolare"

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Salario minimo, la sinistra ci riprova: "Porteremo una legge di iniziativa popolare"

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Tre mesi dopo la bocciatura da parte della maggioranza in Parlamento - con tanto di sceneggiata del centrosinistra, tra cori di sdegno, cartelli esposti e fogli strappati - le opposizioni fanno riemergere la proposta del salario minimo. In un comunicato congiunto i i leader di Pd, M5s, Verdi-Sinistra, Azione, +Europa e Psi (praticamente tutti uniti insieme a sostegno dello stesso candidato a presidente della Regione Abruzzo nel voto di domenica) annunciano la decisione di "lanciare insieme una legge di iniziativa popolare per riproporre il salario minimo di nuovo in Parlamento". Insomma quasi tutte le opposizioni si uniscono idealmente anche a Roma: da Conte a Schlein passando per Calenda (ma senza Matteo Renzi).

A mettere tutti d'accordo e spingerli ad unire le forze è l'obiettivo di "rafforzare i contratti collettivi e stabilire che sotto i 9 euro non è lavoro ma sfruttamento. Vediamo se il governo avrà il coraggio di affossare anche una legge firmata da centinaia di migliaia di cittadine e cittadini. Raccoglieremo le firme in tutte le città e anche online per affermare un diritto sancito costituzionalmente ma tradito nel Paese e dal governo Meloni. Facciamo fare un passo avanti all'Italia", dichiarano Angelo Bonelli (Verdi), Carlo Calenda (Azione), Giuseppe Conte (M5s), Nicola Fratoianni (Si), Riccardo Magi (Più Europa), Enzo Maraio (Psi) ed Elly Schlein (Pd). "Continuiamo a batterci per una legge sul salario minimo per garantire retribuzioni giuste e dignitose in linea con l'articolo 36 della Costituzione. Tre milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori poveri hanno diritto a una risposta - sostengono -. La destra con una forzatura ha svuotato la legge sul salario minimo proposta dalle opposizioni unite, rendendola una delega in bianco al governo, finita poi nel porto delle nebbie. Noi non ci stiamo".

A inizio di dicembre del 2023 il governo Meloni aveva affossato la pdl sulla retribuzione oraria minima di 9 euro presentata dal centrosinistra. Venne presentata in Aula una legge delega della maggioranza di centrodestra che aveva proposto di adottare, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi volti ad intervenire in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva, per il raggiungimento di diversi obiettivi, tra cui: "assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi, contrastare il lavoro sottopagato" anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e categorie di lavoratori, "stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nel rispetto delle tempistiche stabilite dalle parti sociali" e "contrastare il dumping contrattuale". Subito le opposizioni andarono su tutte le furie: per protesta Conte, platealmente, chiuse il proprio intervento strappando i fogli di carta che contenevano il testo dell'emendamento.

Mentre un altro 5 Stelle, Francesco Silvestri, accusò gli esponenti della maggioranza di essere "i mandanti dell'assassinio di 4 milioni di lavoratori".

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