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"Scelta suicida". Il sondaggista fa a pezzi il Pd

Il politologo Paolo Natale stronca gli entusiasmi del Partito democratico: "Le scelte sulle alleanze sono contrarie alle logiche di successo"

"Scelta suicida". Il sondaggista fa a pezzi il Pd

Il Partito democratico si affaccia alla fase finale del Congresso tra spaccature e frecciatine incrociate. L'accordo raggiunto ieri sera sulla data delle primarie e sulle regole del voto non può mascherare le divergenze interne che stanno infuocando gli animi. Il Pd guarda con ottimismo e fiducia all'elezione del nuovo segretario, ma il politologo Paolo Natale ha stroncato i facili entusiasmi che si registrano dalla galassia dem.

Il sondaggista sferza il Pd

La Direzione dem ha stabilito che la data di svolgimento dell'elezione del prossimo timoniere attraverso le primarie è fissata per il 26 febbraio dalle ore 8 alle 20. Alla fine è stato deciso di far slittare il giorno della consultazione per non farlo sovrapporre con le elezioni regionali che si terranno nel Lazio e in Lombardia il 12 e il 13 febbraio. Ma davvero una mossa del genere sarà utile per ridare maggiore smalto alla sfida e recuperare il risultato in termini di affluenza e di immagine?

Per Paolo Natale, consulente dell'istituto di sondaggi Ipsos, non è affatto così anche perché si prevedono risultati negativi per il Pd in entrambe le Regioni chiamate al voto: "Dal punto di vista dell'impatto politico è una scelta suicida". Per l'esperto sarebbe stato meglio spostare le primarie direttamente a primavera inoltrata: da una parte il partito avrebbe avuto il tempo di "assorbire la botta delle amministrative"; dall'altra i candidati alla segreteria avrebbero potuto "riscaldare e motivare gli elettori, dispiegare il programma e fare un po' di dibattito vero".

Natale, intervistato da Italia Oggi, è convinto che si tratti di una decisione deleteria per i dem. Nonostante sia arrivato il via libera al voto online (in presenza di determinate circostanze), il rischio è che si vada incontro a una bassa partecipazione per un appuntamento che invece dovrebbe rappresentare l'occasione di rilancio per un partito in declino. "Andare a votare a ridosso di una nuova sconfitta non farebbe che deprimere ulteriormente l'elettorato di riferimento", ha osservato il politologo dell'Università Statale di Milano.

Il macigno delle alleanze

Il prossimo segretario dovrà sciogliere uno dei tanti nodi cruciali: prendere una posizione netta e definitiva in termini di alleanze. Ricucire con il Movimento 5 Stelle, fare sponda con il Terzo Polo o inseguire ancora l'utopia del campo larghissimo? Natale ha fatto notare che dal punto di vista delle alleanze "le scelte del Pd sono contrarie alle logiche di successo". In effetti la confusione su questo fronte è totale.

In Lombardia è stato siglato l'accordo con il M5S per sostenere Pierfrancesco Majorino che allo stato attuale "non ha chance di successo contro Attilio Fontana", che invece può godere di un buon vantaggio.

Invece nel Lazio i giallorossi correranno separati tirandosi la zappa sui piedi: "Con il voto del Movimento, dato sul 15%, Alessio D'Amato con un consenso tra il 25% e il 30% potrebbe scalzare Francesco Rocca del centrodestra quotato sul 40%".

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