La stanza di Feltri

La signora Soumahoro smentisce i buonisti

La responsabilità penale non soltanto è personale ma deve essere accertata per mezzo di prove incontrovertibili

La signora Soumahoro smentisce i buonisti

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La signora Soumahoro smentisce i buonisti

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Egregio Direttore Feltri,
le confesso che la vicenda giudiziaria che riguarda moglie, suocera e cognati del parlamentare di Europa Verde Aboubakar Soumahoro mi sconvolge e mi fa sorgere parecchi dubbi e sospetti. Insomma, le pare possibile che il deputato non fosse a conoscenza dei loschi traffici della consorte?
Ci dica la sua, perché è sempre illuminante.
Federica Bellini

Cara Federica,
la responsabilità penale non soltanto è personale ma deve essere accertata per mezzo di prove incontrovertibili e, a quanto pare, il deputato, che si dice non consapevole di quanto accadesse nella coop degli orrori Karibu, non partecipava attivamente agli affari e alle società gestite dalla sua signora e dalla madre nonché dai fratelli di lei. La firma di lui non risulta nei documenti. Tuttavia, è chiaro che questo, sebbene salvaguardi formalmente Soumahoro dalla incriminazione, non lo scagiona del tutto, non lo rende immacolato, innocente, ignaro, puro e vergine come pure viene fatto passare dai suoi avvocati, i quali giustamente fanno il loro lavoro. Il deputato di origini ivoriane, che a mio parere non è più lindo dei suoi stivali, è presumibile che fosse a conoscenza del tenore di vita della moglie, dedita allo shopping di lusso sfrenato (vestiti, gioielli, borse), e poi viaggi, estetista, agi e mollezze, la donna non si faceva mancare proprio nulla. Inoltre, Soumahoro abita insieme a Murekatete nella villa, sita a Casal Palocco, sul litorale romano, che è stata per metà immobilizzata, insieme ad altri beni. Insomma, il politico non si poneva qualche domanda sullo sfarzo in cui campava immerso?

Soumahoro seguita a ripetere che crede nella giustizia. E ci crediamo anche noi. Quindi ci auguriamo che coloro che hanno senza alcuna pietà sfruttato la sofferenza di altri migranti, chiamati fratelli, lucrando sulla loro pelle, arricchendosi sfacciatamente attraverso la sistematica sottrazione di risorse pubbliche (un bottino di 30 milioni di euro) paghino il loro debito con la giustizia.

Ciò che più scandalizza di questa faccenda è che a infliggere ristrettezze e condizioni di vita disumanizzanti ai richiedenti asilo ospiti della coop gestita da questa specie di organizzazione mafiosa a conduzione familiare siano stati altri africani, altri immigrati, altri neri, i quali intanto pretendevano di impartire lezioni morali agli italiani, accusandoli di razzismo.

Trovo alquanto significativo un elemento, che merita di essere messo in luce: queste signore nere, che davano da mangiare agli ospiti della coop scatolette di cibo avariato, abbattono con la loro condotta delinquenziale, spietata e spregiudicata sia lo stereotipo dell'africano sempre vittima dell'uomo bianco, colonialista, schiavista e sfruttatore, razzista e fascista, sia lo stereotipo della donna santa, anch'ella sempre vittima del maschio tossico, cattivo, insensibile. Abbiamo due donne nere che sfruttano uomini neri.

Tutto quello che la sinistra non avrebbe mai immaginato. Tutto ciò che contraddice i pregiudizi e le convinzioni narrate e predicate dal politicamente corretto e dal conformismo dominante.

Ciò dimostra che tutta l'umanità fa schifo a prescindere dal colore della pelle e dal genere.

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