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"A sinistra c'è chi tace per ignoranza e chi resta il 'cattivo maestro' di ieri"

Intervista a Luca Telese, autore di 'Cuori neri'. "È ancora vivo un antifascismo stupido. Occorre una memoria comune, entrambe le parti facciano un passo verso l'altro"

Il giornalista Luca Telese
Il giornalista Luca Telese

Luca Telese sui delitti degli anni di piombo, dal rogo di Primavalle alla morte di Ramelli, ha scritto un libro, Cuori neri, che dal 2006 è continuamente ripubblicato (Sperling e Solferino).

Come reagì la sinistra, allora, al rogo di Primavalle?
«Erano gli anni in cui uno degli slogan della sinistra extraparlamentare era "Uccidere un fascista non è reato", e anche tra politici e intellettuali serpeggiava il retropensiero che se ci scappava un morto, "Un po` se l`era cercata". Primavalle è la quintessenza di quell`habitus mentale. Uscì un pamphlet - esempio estremo di "denegazione" di responsabilità di una certa sinistra - intitolato Primavalle: incendio a porte chiuse in cui si sosteneva che i Mattei non erano solo fascisti brutti sordidi e cattivi che meritavano di morire, ma che erano anche imbroglioni perché si erano bruciati loro, da dentro...».

A parte poche voci - il senatore Pd Verini e l`assessore alla Cultura di Roma Miguel Gotor, la sinistra di oggi tace.
«Credo che sia prima di tutto per ignoranza dei fatti. Gotor è uno storico serio e Verini un politico veltroniano che conosce le cose. Ma gli altri? Ma tu pensi che Elly Schlein conosca il rogo di Primavalle? È svizzera, non è nel suo background. Gli anni di piombo furono prima una guerra, poi divennero una battaglia culturale; oggi sono finiti nell`oblio».

E i cattivi maestri di ieri che sono gli intellettuali di oggi?
«Sono gli extraparlamentari alla Sofri che ieri contestavano il Pci dicendo che era amico dei fascisti perché non voleva mettere fuori legge l`Msi, e oggi anche se hanno i capelli bianchi e sono diventati socialriformisti la pensano allo stesso modo: nessun concessione a chi per loro resta un fascista e basta».

La sinistra è ossessionata dall`antifascismo, anche se sulle pagine buie della propria storia tende a glissare.
«È l`antifascismo stupido come quello dei condomini di Padova che nel 2006 si opposero all`affissione di una lapide sul muro del palazzo dove nel 1974 furono uccisi Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci: il primo omicidio delle Br. Per tre anni la targa - tipica soluzione all`italiana - fu appesa a un palo, a due centimetri dal muro. Certo, poi, alla riappacificazione non aiuta la destra quando dice che a via Rasella furono uccisi dei musicisti pensionati? Peccato perché proprio La Russa invece nel 2022 disse in Senato una cosa giusta: che Ramelli da una parte e i due militanti del Leoncavallo Fausto e Iaio dall`altra erano vittime - davanti alle quali si inchinava - della stessa stagione di violenza».

Giorgia Meloni commemorando la strage di Primavalle ha sottolineato la necessità di «condurre l`Italia verso una piena pacificazione nazionale». Come ci si arriva?
«Colmando quei due centimetri tra il palo e il muro. Quelli che separano la vera riappacificazione dall`ipocrisia. Sono due centimetri, un passo per uno: Meloni festeggi il 25 aprile, e la sinistra riconosca ai Ramelli e i Mattei la dignità di vittime del terrorismo - cioè di una ideologia assassina - né più né meno delle proprie. La riappacificazione deve costare a entrambe le parti qualcosa».

Una memoria condivisa o comune?
«Comune. Condivisa significa che abbiamo la stessa idea dello stesso fatto, ed è impossibile.

Comune significa che non ti chiedo di condividere le ragioni di chi è morto, ma di accettare l`idea che non meritava di morire».

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