Tutti a discutere sull'ipotesi di chiedere agli immigrati una caparra per restare sul nostro territorio in attesa che la loro pratica venga esaminata. Come accadde durante il Covid, nell'emergenza immigrazione l'attenzione dell'opinione pubblica si concentra solo su alcuni dei protagonisti della vicenda, allora i malati oggi gli immigrati, e sulle contromosse più o meno discutibili della politica. I «servitori dello Stato», ieri gli infermieri e oggi i ragazzi delle Forze dell'ordine e della Protezione civile, restano sullo sfondo, non fanno notizia nonostante la gran parte del peso gravi proprio sulle loro spalle. Stretti tra l'incudine della doverosa solidarietà e il martello di dover garantire sicurezza e ordine, migliaia di poliziotti, carabinieri e finanzieri stanno compiendo il miracolo di garantire l'una e l'altra cosa.
Tanti anni fa il grande Giorgio Faletti scrisse uno dei suoi capolavori, titolo: Signor tenente. A un certo punto dice: «E siamo qui con queste divise/ Che tante volte ci vanno strette/ Specie da quando sono derise/ Da un umorismo di barzellette/ E siamo stanchi di sopportare/ Quel che succede in questo Paese/ Dove ci tocca farci ammazzare/ Per poco più d'un milione al mese».
Già, un milione al mese del 1994 non è poi così lontano dagli attuali 1.400 euro che costituiscono la paga base degli agenti in divisa, ai quali peraltro non è permesso mettere in atto le forme di rivendicazioni concesse a tutti gli altri lavoratori. Il loro contratto è scaduto da due anni, i fondi per salvare e gestire gli immigrati crescono di quasi un miliardo all'anno, ma di ritoccare i loro compensi proprio non se ne parla.
So che il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi è molto sensibile al tema, e so delle sue difficoltà a farsi ascoltare dal ministro dell'Economia, alle prese con enormi ristrettezze di bilancio. Tutto vero, ma che Stato è quello che lascia i suoi ragazzi in prima linea senza rinnovo di contratto da due anni perché c'è sempre qualcosa che viene prima di loro? Oggi la collettività spende praticamente più o meno gli stessi soldi per un immigrato clandestino e per un poliziotto, e allora capite bene che nel Paese c'è qualcosa che non funziona.
Lo aveva capito anche Faletti, che scrisse così
l'ultima strofa di quella canzone: «Per cui se pensa che c'ho vent'anni/ Credo che proprio non mi dà torto/ Se riesce a mettersi nei miei panni/ Magari non mi farà rapporto/ E glielo dico sinceramente/ Minchia signor tenente».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.