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Tornano gli slogan acchiappavoti: l'asse Landini-Conte contro il governo

L'opposizione invoca la piazza contro la manovra di bilancio targata Meloni. Il leader pentastellato annuncia: "In piazza con il Pd". Il capo della Cgil sentenzia: "Dal 17 novembre non ci fermeremo"

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Il modus operandi dell’opposizione, sia quella politica sia quella mediatica, era chiaro fin da subito: usare la manovra di bilancio, e le normalissime differenze di merito tra i partiti, per attaccare con livore ideologico l’intera maggioranza di centro destra. Ieri, a fronte di una narrazione opposta costruita ad hoc dai giornali progressisti, il vertice di maggioranza ha smentito qualsiasi ipotesi di rottura profonda. Di tutt’altro avviso, ovviamente, Giuseppe Conte e Maurizio Landini.

Conte attacca il governo

Il numero uno del Movimento grillino, con sprezzo del ridicolo, ci descrive una maggioranza agli stracci”, divisa internamente e debole nel Paese. La narrazione estranea alla realtà è già partita: il solo fatto di aver blindato la manovra con lo stop agli emendamenti – secondo la ricostruzione dell’ex avvocato del popolo – “è un segno di debolezza, di timore di una conflittualità interna”. Una ipotesi quantomeno azzardata e prontamente smentita dal vertice di maggioranza di ieri pomeriggio. "Le forze di maggioranza - si legge in una nota di Palazzo Chigi diffusa al termine del vertice - hanno confermato la volontà di procedere speditamente all'approvazione della Legge di Bilancio, senza pertanto presentare emendamenti. Il governo terrà conto con grande attenzione del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza ed opposizione".

Insomma, la divisione paventata da Conte e soci è l’ennesimo slogan acchiappa voti. “Dall’incontro – si legge ancora nella nota di Palazzo Chigi – è emersa grande compattezza e determinazione delle forze di maggioranza”. Ma il leader del Movimento, sentito da La Stampa, rilancia nel merito e spara: “Questa manovra – spiega - è una pioggia di nuove tasse, con un attacco a pensioni e casa. Sulla casa – continua – c’è una sorta di patrimoniale e sulla previdenza Giorgia e Salvini sono più duri di Monti”. A dirlo, giova ricordarlo, è il promotore del Superbonus, il tallone d’Achille per eccellenza dell’intera manovra di bilancio.

Landini invoca la piazza

Sullo stesso versante, e sullo stesso quotidiano, arriva anche l’attacco fuori misura di Maurizio Landini. Il capo del sindacato rosso, dopo avere criticato preventivamente una manovra di bilancio che non c’era, ora che la vede nero su bianco è un fiume in piena. “La manovra – sentenzia Landini – soffoca i lavoratori ed è senza respiro sociale”. Il rischio autoritarismo, nella logica del sindacato, sembra dietro l’angolo: “Quando la democrazia viene messa in discussione (sic!) la risposta si ottiene praticando la democrazia”, spiega il numero uno della Cgil.

La soluzione? Andare in piazza ad ogni costo. Landini è pronto: “Con la Uil – annuncia – abbiamo proclamato uno sciopero nazionale di otto ore e manifestazioni articolate in tutta Italia.

Si inizia il 17 novembre e si finisce il primo dicembre”. Il leader pentastellato lo segue: “L’11 novembre andrò nella piazza del Pd”. La gauche nostrana, frammentata al suo interno, prepara gli scudi anti-manovra.

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