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Ecco chi ha difeso Roccella e perché i radical chic dovrebbero prenderli a esempio

Politici, scrittori, giornalisti, intellettuali: sono in tanti gli appartenenti a un mondo che (sicuramente) non si può definire di destra a criticare ferocemente le modalità delle proteste al Salone del Libro

Ecco chi ha difeso Roccella e perché i radical chic dovrebbero prenderli a esempio

C'è forse solo un minuscolo elemento positivo da potere trarre sugli sviluppi dell'atteggiamento illiberale e antidemocratico dei manifestanti contro Eugenia Maira Roccella a Torino: è la netta presa di posizione di alcuni rappresentanti politici o della società civile - per niente di centrodestra - che hanno chiaramente espresso durissimi biasimi nei confronti di coloro che hanno impedito fisicamente al ministro della Famiglia di potere presentare il libro proprio nel Salone di Torino dove era stata invitata apposta.

I vari Saviano, Murgia, Lagioia, Schlein e Appendino avrebbero molto da imparare da persone che, se non proprio tutti di sinistra, certo non sono per nulla afferenti all'area politica dell'attuale governo. Tra sindaci, senatori, ex deputati, giornalisti, scrittori e intellettuali, il risultato che ne consegue è una vera e propria lectio magistralis impartita a tutti quei radical-chic in malafede o con le fette di salame sugli occhi. Fa quindi piacere constatare come l'onestà intellettuale non sia stata smarrita tra chi, anche recentissimamente, non ha mancato di lesinare delle (stra-legittime) critiche all'operato dell'esecutivo presieduto da Giorgia Meloni e alle politiche adottate dal ministro Roccella.

Il discorso perfetto del sindaco Lo Russo

Il primo a intervenire severamente contro l'azione indegna degli attivisti è stato il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, eletto un anno e mezzo fa tra le fila del Partito Democratico. Il suo giudizio, espresso 24 ore dopo l'accaduto, dovrebbe quasi essere scolpito all'esterno del Lingotto in occasione delle prossime edizioni della Fiera. "Il Salone del Libro è un luogo bipartisan dove trovano spazio da sempre tutte le opinioni, anche quando queste opinioni possono risultare scomode. È questa l'essenza stessa del Salone, un luogo in cui si produce cultura e si confrontano idee. La contestazione, quando avviene in modo pacifico, è sempre legittima e chi fa politica e soprattutto chi ha ruoli istituzionali è obbligato, in una Repubblica democratica in cui esiste la libertà di pensiero e di parola, a tollerare la contestazione -. Ma, aveva poi commentato Lo Russo - quando questa contestazione travalica e rende invece impossibile esprimere il proprio pensiero si sconfina in una dimensione che è antitetica al concetto stesso di libertà, impedendo quello che è il valore stesso del dialogo e del confronto di idee".

Renzi e Violante contro le manifestazioni a Roccella

Matteo Renzi è stato altrettanto chiaro sul caso Salone e lo esprime apertamente in un editoriale del suo Riformista. "Alla ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, è stato impedito di parlare. È stato impedito il confronto al grido di "via i fascisti dal salone'". "Ma chi è un fascista oggi? - si chiede il numero uno di Italia Viva -. Uno che prova a dire quello che pensa o uno che nega agli altri il diritto di parola? Chi ha impedito a Eugenia Roccella di parlare non ha manifestato un diritto: ha negato il diritto democratico di un'altra persona".

Sempre restando sulla politica, anche l'ex presidente della Camera Luciano Violante (dell'allora Pds) non accetta concessioni di alibi a quei ragazzi. Loro "non hanno spostato niente, nessuno ha saputo che cosa chiedevano. È grave che, dopo aver letto un documento, si siano rifiutati di dialogare con la ministra che invece aveva chiesto un civile confronto. Questo rifiuto del dialogo è inaccettabile". Secondo Violante, i manifestanti "non si sono preoccupati di espandere i loro punti di vista, ma si sono inchiodati nella propria auto-referenzialità perdendo l'occasione di fare politica, di persuadere, di spostare forze".

Un po' a sorpresa (ma nemmeno troppo) c'è una Emma Bonino che respinge ogni giustificazione di comodo. Rispetto alle contestazioni a Roccella, commenta: "Questo episodio mi ha fatto rabbia e molta pena. La mia cultura liberale non violenta e radicale mi avrebbe spinta a comportarmi in modo diverso. Mai e poi mai avremmo impedito a qualcuno di parlare. Condivido la frustrazione e la rabbia di chi ha portato avanti la contestazione ma questa reazione ha reso la ministra un'eroina e le ha permesso di parlare a reti unificate a milioni di ascoltatori".

Gli intellettuali (non di destra) senza l'anello al naso

Poi, a essere in buona fede, ci sono anche alcuni scrittori che non risultano essersi iscritti negli ultimi mesi a qualche sezione di Fratelli d'Italia. Sul Corriere della Sera, Aldo Cazzullo risponde così a una lettera di una lettrice che gli chiedeva se avessero fatto bene o meno a non fare presentare il libro alla Roccella: "Non occorre esserci stati per sapere che al Salone del Libro si presentano i libri e se ne discute. Impedire una presentazione e una discussione è un fatto di inciviltà, che a mio avviso non può essere difeso. Servire la propria causa in questa maniera significa renderle un pessimo servizio".

Non meno ferreo si dimostra Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano. "A Torino, in una sala gremita di persone, è stato materialmente impedito di ascoltare quanto la ministra della Famiglia aveva da dire. E, anche, possibilmente, di contestare in maniera civile e non con l'uso prepotente delle invettive la visione reazionaria dell'aborto e della maternità surrogata". Un ragionamento che porta alla stoccata finale contro la Schlein, dalla quale "era lecito attendersi almeno una netta presa di distanza dagli utili idioti che fanno solo male alla sinistra. Che non c'è stata (ma forse pretendiamo troppo)".

Giampiero Mughini lancia una vera e propria invettiva nei confronti delle responsabilità degli organizzatori del Salone, in particolar modo del direttore uscente Nicola Lagioia: "Ho trovato penosa la sua difesa a mezza voce del ministro Eugenia Roccella, che era stata aggredita da un pugno di invasate - scrive in una lettera a Dagospia -. Perché c'è di questo di sacro e inviolabile, che i libri, tutti i libri, vanno accolti e discussi e ragionati. Che tra tutte le porcherie che esistono al mondo, quella di dare addosso a un libro e al suo autore è forse la più schifosa. La più ripugnante".

Infine, merita una più che meritata menzione la merita la lucidissima riflessione di Monica Lanfranco, giornalista e formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto, che collabora con MicroMega (la storica rivista che ha come sottotitolo "Le ragioni della sinistra"). "La censura, in particolare, su un libro, ha echi pericolosi legati a doppio filo alla cultura totalitaria - scrive Lanfranco -. Se non sei d'accordo prima leggi il testo, ti prepari, poi intervieni anche duramente, ma a ragion veduta. A Torino con la contestazione a Roccella questo non è successo. E nel caotico mettere insieme critiche ai dirigenti della regione Piemonte, questione climatica e proclami in difesa della legge 194 (che la ministra sostiene e che difende) la contestazione ha mostrato la sua inefficacia. Dissentire è una parola importante nella pratica di opposizione: nella sua radice c'è l'ascolto, il sentire appunto.

Come si può dissentire, onorando il senso dell'agire conflittuale costruttivo, se nemmeno si conosce e si ascolta l'avversaria?".

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