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Taglio dei parlamentari inutile: ecco perché la Camera spende più di prima

La spesa per vitalizi e pensioni supera quella per gli stipendi. E aumentano anche i costi del ristorante

Taglio dei parlamentari inutile: ecco perché la Camera spende più di prima

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Chi definiva il taglio dei parlamentari una bandierina con pochi benefici non aveva torto. Lo sapevano un po’ tutti, tranne quelli del Movimento 5 Stelle, pronti a tutto per rivendicare la solita vittoria inutile se non dannosa. I numeri non sbagliano: la Camera dei deputati è un pensionato d’oro e tra il 2022 e il 2023, per la prima volta nella storia, la spesa per vitalizi e pensioni supera quella per gli stipendi.

Come riportato da Open, nel bilancio di previsione 2023 approvato dal collegio dei Questori e appena pubblicato dalla Camera dei deputati la spesa previdenziale sarà di oltre 446 milioni di euro a fronte di una spesa complessiva per gli stipendi di 324,235 milioni di euro. Come anticipato, il sorpasso era già stato registrato nel 2022: 414,5 milioni per le pensioni e 380,7 milioni per gli stipendi.

Il sorpasso è stato reso possibile dal taglio dei parlamentari scattato in questa legislatura. I deputati sono passati da 630 a 400: costi abbattuti, come testimoniato dal risparmio di 10 milioni di euro registrato “grazie” alla fine anticipata della precedente legislatura. Entrando nel dettaglio dei numeri, nel 2023 la spesa per indennità e rimborsi ai deputati sarà così di 84,05 milioni di euro, contro i 144,92 milioni dell’anno precedente. Corposo aumento anche per ciò che concerne la spesa per pensioni e vitalizi: complice il folto elenco di deputati non più rieletti, il costo è salito da 133,8 a 147,4 milioni di euro.

Complici i ricorsi degli ex parlamentari, il taglio dei vitalizi si è notevolmente affievolito. I numeri parlano chiaro, con buona pace dei pasionari grillini: la spesa previdenziale per gli ex deputati nel 2023 ammonterà a 124 milioni di euro per vitalizi diretti, di reversibilità e restituzioni dei tagli poi rimangiati. Fissata a 23,4 milioni, invece, la spesa per pensioni dirette e di reversibilità.

Ma c’è anche un altro dato che conferma l’inconsistenza delle esultanze 5 Stelle. Palazzo Montecitorio continuerà ad avere la stessa dotazione di prima, a prescindere dal taglio dei parlamentari: budget da 943,16 milioni di euro, lo stesso di quando i deputati erano 540. Nonostante la sforbiciata, pure i finanziamenti pubblici ai gruppi parlamentari sono restati di circa 30 milioni di euro. E c’è di più: nonostante il numero ridotto di parlamentari, il costo per la ristorazione è aumentato, passando da 2,095 a 2,360 milioni di euro.

L'inflazione interpreta sicuramente un ruolo di rilievo, ma non può bastare per giustificare questi numeri.

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