L'allarme per la nostra "salute mentale" e il dibattito aperto

L'allarme è stato lanciato dal surgeon general degli Stati Uniti, che è il portavoce del governo federale per quanto riguarda le questioni di salute pubblica

L'allarme per la nostra "salute mentale" e il dibattito aperto
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L'allarme è stato lanciato dal surgeon general degli Stati Uniti, che è il portavoce del governo federale per quanto riguarda le questioni di salute pubblica. Il mese scorso Vivek Murthy ha messo in guardia sui pericoli dei social media e, in particolare, il fatto che comportino «un profondo rischio di danno», soprattutto per i più giovani. «Sono preoccupato per la salute mentale e per il benessere dei nostri bambini» ha detto, parlando non di un problema fra tanti, bensì di una «crisi urgente», da affrontare sia da parte dei genitori, sia da parte degli scienziati, sia, soprattutto, da parte delle aziende coinvolte e, anche, da parte della politica, che magari deve dare qualche «spinta» alle aziende medesime per collaborare...

Le dichiarazioni di Murthy hanno dato vita a un dibattito negli Stati Uniti; la rivista Time, in particolare, ha affrontato la questione in un numero speciale intitolato The end of humanity, in cui il tema è collegato anche ai rischi dell'Intelligenza artificiale. La domanda è: i social (TikTok, Facebook, Telegram, Instagram, Twitter, Whatsapp...) stanno danneggiando il nostro cervello? Semplificando al massimo: stiamo diventando sempre più stupidi a causa dei video, dei post, degli scroll e dei messaggini continui con cui trascorriamo una parte più o meno abbondante delle nostre giornate? Abbiamo rivolto questa domanda a una serie di esperti sull'argomento e in queste due pagine trovate le loro risposte. Ci sono i pareri di neuroscienziati come l'italiano Giacomo Rizzolatti, lo scopritore dei neuroni specchio (alla base dell'empatia), o Maryanne Wolf, dell'Ucla, che da anni studia la lettura profonda e le differenze, a livello di processi cerebrali, con quella su schermo (e, in particolare, con lo scroll tipico dei social media). Ci sono giornalisti che hanno raccolto materiali e studi e consultato esperti per scoprire che cosa ne sia stato della nostra attenzione: l'italiana Lisa Iotti, autrice di 8 secondi e il britannico Johann Hari, con il suo L'attenzione rubata.

E poi il genetista Edoardo Boncinelli, appassionato di social, che ha appena scritto un Piccolo dizionario della nostra coscienza, e Ofir Turel, docente all'Università di Melbourne, informatico che ha compiuto numerose ricerche sul legame fra l'uso dei social e le nostre reazioni biologiche e comportamentali.

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