
Tra i tanti libri che sono stati capaci di immortalare un'epoca, un luogo e un certo tipo di umanità non si può non citare il capolavoro firmato da Fracis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby. Uscito nel 1925 e pronto a spegnere le sue cento candeline, il romanzo rappresenta un racconto ambiguo sul tanto decantato sogno americano. Gli Stati Uniti, terra dove i sogni si avverano e ognuno ha la possibilità di diventare "grande", diventano lo sfondo per un'umanità spesso distaccata dalla realtà, destinata a risvolti tragici proprio per la loro incapacità di incarnare il sogno dell'american way of life, o di vivere in modo rivoluzionario voltando le spalle proprio a quelle promesse di grandeur.
Di cosa parla Il Grande Gatsby?
Nick è un ragazzo talentuoso, che sogna di poter vivere di scrittura sullo sfondo di una New York di inizio anni Venti, caratterizzata dall'eco delle note jazz, quando l'ombra della Grande Depressione è ancora lontana. Nick - che rappresenta in qualche modo il feticcio dello stesso Fitzerald, col suo desiderio di scrittura e rivalsa sociale - si trasferisce in una casa a Long Island, nei pressi della grande dimora dove vive sua cugina Daisy, insieme al ricco consorte Tom. Dall'altra parte della baia, però, vive il misterioso Jay Gatsby, un uomo estremamente ricco e famoso, noto soprattutto per le grandi feste che dà quasi ogni sera. Ed è proprio Gatsby a chiamare a rapporto Nick, chiedendogli di aiutarlo a incontrare Daisy, che si scopre essere il grande amore della sua vita e la donna che avrebbe dovuto sposare se le ristrettezze economiche di un tempo non lo avessero reso troppo poco affine alla ragazza. Nick si trasforma in un ruffiano e, in qualche modo, la storia di Gatsby lo commuove, al punto da desiderare davvero un lieto fine per lui e Daisy, soprattutto se si tiene conto che Tom non è affatto un marito ideale. Tuttavia le illusioni non hanno posto in una realtà dominata dal prestigio e dalla corsa ai soldi e quello che era iniziato come un sogno romantico finirà col diventare un incubo di silenzi, omertà e codardia.
Il Grande Gatsby è ispirato a una storia vera?
Tra i tanti lavori di Fitzgerald, Il grande Gatsby è forse quello che ha avuto più successo, sebbene all'esordio sia stato un flop, al punto da dare via anche a due grandi adattamenti cinematografici: il primo con Robert Redford e il secondo, più recente, con Leonardo DiCaprio nei panni del ricco parvenu. La particolarità dell'opera di Fitzgerald è sempre stato quello di derubare la propria esistenza per trasformarla in materiale adatto ai suoi libri. Il suo primo romanzo, Di qua dal paradiso era un romanzo ispirato dagli anni da studente che lo scrittore passò nell'università di Princeton. Belli e dannati, sua seconda opera, era invece ispirata alla vita di una in un'America dissoluta e quasi amorale, che guardava da vicino alla vera storia della sua relazione con Zelda Fitzgerald. In un primo momento, durante la stesura de Il grande Gatsby, Fitzgerald voleva allontanarsi dall'ambizione autobiografica e cimentarsi con qualcosa che fosse totalmente creativo. Finì per scrivere un romanzo ambientato in quei "ruggenti anni Venti" a Long Island che lui aveva vissuto, abitando in una casa a Long Island proprio nello stesso anno in cui è ambientata la storia, inserendo nel racconto anche alcuni elementi che lo collegavano al suo primo amore. Tuttavia, nel corso della sua carriera, Fitzerald ha sempre ammesso di essersi ispirato a un amico per scrivere Gatsby, sebbene abbia poi ammesso di essersi trasformato lui stesso nel suo protagonista. Nel corso dei decenni, come si legge su Smithsonian Magazine, sono state fatte molte ipotesi riguardo la vera identità di Jay Gatsby. Per molto tempo, la fonte di ispirazione principale è riconosciuta in Robert Kerr, amico stretto di Fitzgerald, che con Gatsby condivideva tanto le umili origini iniziali, quanto un'ascesa veloce e grandiosa lavorando per un velista proprietario di uno yacht. Molto nota, però, è la storia di Max Gerlach, un uomo che nel 1951 telefonò a una radio che stava presentando una biografia di Fitzgerald, annunciando di essere lui il vero Jay Gatsby. Per anni questa sua ammissione è stata ignorata, come sono stati ignorati i suoi tentativi di mettersi in contatto con i biografi dello scrittore per raccontare la propria storia. Circa quarant'anni dopo, un biografo di Fitzgerald, come riporta Yahoo Entertainment, trovò in alcuni appunti di Fitzgerald una scritta di "un Max Gerlach", risalente al 1923, che recitava: "How are you and the family Old Sport?" ("Come state tu e la tua famiglia, vecchio mio?") A interessare fu proprio l'uso di quella formula finale, Old Sport, espressione che Gatsby usa ben quarantadue volte all'interno del romanzo, e che è stata ricalcata anche nelle trasposizioni cinematografiche. Nato in Germania nel 1885,Gerlach si trasferì in America quando aveva appena nove anni. Studiò e lavorò come meccanico e nel 1918 chiese di essere arruolato nell'esercito statunitense. Sebbene non sia chiaro come l'uomo abbia conosciuto la coppia Fitzgerald - possibile che sia stato grazie al suo lavoro, dal momento che Fitzerald era appassionato di automobili - quello che è interessante è che Gerlach cambiò il suo nome per dargli un'aurea più nobiliare. Cominciò a farsi chiamare Max von Gerlach, utilizzò un accento aristorcratico e snob e cominciò a rivolgersi a tutti proprio con l'intercalare "Old Sport".Un altro elemento in comune è che Gerlach "collaborava" con il boss mafioso Arnold Rothstein, che truccò la World Series nel 1919. Un personaggio che somiglia molto al mafioso Meyer Wolfsheim, con cui ha a che fare Jay Gatsby.
Sebbene ci siano altri "candidati" che potrebbero aver fornito qualche ispirazione per il personaggio principale de Il grande Gatsby, Gerlach - che venne arrestato per aver trafficato alcol durante il proibizionismo e morì nel 1958, dimenticato - rimane, insieme allo stesso Francis Scott Fitzgerald, la fonte principale per uno dei romanzi più importanti del novecento.