L'immaginario della catastrofe Umani in bilico tra l'attimo prima e il giorno dopo

Il cambiamento climatico, in chiave apocalittica, è un classico della fantascienza. La possibilità di creare immagini spettacolari ha creato un intero filone cinematografico

Leonardo DiCaprio
Leonardo DiCaprio
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I l cambiamento climatico, in chiave apocalittica, è un classico della fantascienza. La possibilità di creare immagini spettacolari ha creato un intero filone cinematografico. Se guardiamo agli incassi, e ai passaggi televisivi, The Day After Tomorrow, il kolossal di Roland Emmerich, si colloca senz'altro in cima alla lista dei film da vedere. L'oceano atlantico si solleva e inizia rapidamente una nuova era glaciale. Credibile? Gli scienziati si dividono. Eccezionali le immagini di New York sommersa prima dall'acqua e poi dal ghiaccio. Inquietante, ma anche divertente grazie a uno spiccato umorismo nero, è Don't Look Up con un grande Leonardo DiCaprio (nella foto) nei panni di un professore che cerca, inutilmente, di mostrare al mondo la catastrofe incombente. Un asteroide, qui chiara metafora per il cambiamento climatico, si sta per abbattere sul nostro pianeta, è la fine del mondo, ma in fondo c'è ancora qualche giorno per divertirsi. In The Midnight Sky, George Clooney prova a tenere lontano dalla terra una astronave di rientro da Giove, perché il pianeta è devastato dal clima. In 2040 la crisi è ormai non rinviabile; in Wall E è già finita e resistono solo robot spazzini; nelle serie tv Extrapolations si presenta in modo diverso nelle varie zone del mondo.

In letteratura, la visione più perturbante di una natura ribelle all'uomo si trova nei romanzi di James Ballard. Nel Mondo sommerso c'è ancora una giustificazione scientifica: il sole sempre più forte scioglie i ghiacci eterni di una Terra sempre meno schermata dall'atmosfera. L'acqua copre tutta la superficie e i sopravvissuti si sono organizzati in comunità piratesche. L'acqua però ha qualcosa di profondamente inquietante, è una sorta di «super» placenta e attira gli uomini. Forse la morte sarà il ritorno al grembo materno. In Foresta di cristallo si fa strada l'inesplicabile: un bosco si trasforma in cristallo e non c'è spiegazione che tenga. È la natura che si ribella, una natura che non siamo capaci di capire anche se ci vantiamo del contrario. «Di giorno uccelli fantastici volavano nella foresta pietrificata e coccodrilli tempestati di gioielli scintillavano come salamandre araldiche sulle sponde del fiume cristallino. Di notte l'uomo illuminato sfrecciava tra gli alberi, le braccia come ruote dorate, la testa come una corona spettrale»: è una mutazione che potrebbe colpire anche l'umanità. In Vento dal nulla, un vento feroce spazza via ogni creazione dell'umanità, inclusa una grandiosa piramide costruita apposta per resistere a ogni catastrofe naturale. Manca un elemento naturale: il fuoco, protagonista di Terra bruciata. La siccità travolge la civiltà.

Un approccio simile è quello di Jeff Vandermeer nella sua Trilogia dell'Area X. Qui il genere catastrofico si intreccia con l'invasione aliena. L'Area X si direbbe infatti una zona occupata da una invisibile forza extraterrestre che rivitalizza (troppo) la natura. Come in Ballard, è centrale il concetto di mutazione, anche se non è chiaro quale sia la direzione presa dai nuovi esseri umani: si direbbero in simbiosi con gli elementi.

E in Italia? Un pioniere fu Nicola Pugliese con il romanzo Malacqua. A Napoli non smette mai di piovere, ormai l'acqua ha invaso tutte le strade.Nel frattempo avvengono fatti enigmatici e paurosi. Qualcosa, là fuori di Bruno Arpaia mette in scena una biblica migrazione verso la Scandinavia, l'ultimo lembo di terra in cui il clima è ancora mite e vivibile. Il Circolo polare artico offre ancora un ambiente mite e temperato. Ma l'esodo è tutt'altro che esente dal pericolo. Meglio essere ben armati e dimenticare gli scrupoli morali.

Nel ramo ecoterrorismo, al cinema L'esercito delle dodici scimmie con Brad Pitt e Bruce Willis è un must. Ma qui abbiamo anche la mosca bianca: Michael Crichton. Lo scrittore statunitense non credeva nel cambiamento climatico e nelle sue cause antropiche. Stato di paura è un romanzo pubblicato nel 2004. È un techno-thriller che affronta il tema dell'ecoterrorismo, distruggendo l'ambientalismo, fonte di disordine internazionale. Dopo la fiction, nel libro, Crichton aggiunge un lungo saggio dove espone le sue idee sul riscaldamento globale. A suo avviso, non c'è nessuna evidenza scientifica della responsabilità dell'uomo.

L'ambientalismo, in realtà, è un affare: guidare la transizione green porterà molti dollari nelle tasche di falsi filantropi e veri squali. Poi c'è il sottobosco di associazioni e fondazioni che campano di donazioni e fondi pubblici. Insomma, la fine dell'umanità, tutto sommato, è un ottimo business.

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