I "muri dipinti" di Dozza: il mosaico di tante anime

A Dozza si tiene la Biennale del Muro dipinto, che ha portato tanti artisti internazionali a realizzare murales in questo grazioso borgo emiliano

I "muri dipinti" di Dozza: il mosaico di tante anime

Dozza, in provincia di Bologna, è molte cose. Fa parte dei Borghi più belli d’Italia ed è bandiera arancione del Touring Club Italiano. È un delizioso borgo medievale abitato da meno di settemila anime ma in continua crescita. Lo è per un’alta qualità della vita, un benessere diffuso e una suggestione, legata a un fenomeno artistico che rende Dozza un luogo unico nel suo genere.

Questo fenomeno consiste nei murales: passeggiando per Dozza, anche al turista più sbadato non saranno sfuggiti i moltissimi dipinti murali che sussistono sulle case, spesso creando un continuum architettonico e quasi sempre ampliandone la prospettiva attraverso tratti e colori.

Dozza, un po’ di storia

Murale Dozza

Sullo stemma cittadino appare un grifone, un animale mitologico metà leone e metà aquila, che si abbevera. Pare infatti che nel Medioevo qui ci fosse un acquedotto particolarmente funzionale, soprattutto quando ce n’era maggiore bisogno per ragioni alimentari e igienico-sanitarie. Ma la storia di Dozza inizia molto prima probabilmente, con le civiltà celtiche e romaniche che vi si sono stabilite.

Il Medioevo però rappresenta per questo borgo un periodo di rottura e di fioritura. Inizialmente fu infatti colpito dalle invasioni barbariche: i longobardi tuttavia, come accaduto in altre parti d’Italia, erano una popolazione fortemente costruttiva e quindi la rottura è solo metaforica, solo un infrangimento dello status quo, restaurato tuttavia nel VI secolo, quando Dozza tornò nelle mani dell’Esarcato d’Italia, ovvero il dominio bizantino che governava parte dell’attuale Emilia-Romagna, lasciando in loco testimonianze artistiche irripetibili. Da cui la fioritura.

Successivamente fu la dinastia carolingia a governare su questo territorio, almeno fino a che, nel 1150, Dozza divenne “libero comune”. E nell’età moderna il borgo conobbe una vivace vita politica, con l’alternarsi delle vicissitudini di papi e famiglie nobiliari, quali quella dei Borgia. È a questo periodo che appartiene la chiesa dell’Assunzione della Vergine, che contiene testimonianze d’arte longobarda e tardomedievale.

E a questo periodo appartiene anche la rocca sforzesca, che è visitabile in quanto struttura museale comunale, e che conserva oltre al suo impianto architettonico interno ed esterno, molti manufatti del XVI secolo, oltre ad alcune opere dell’artista contemporanea Norma Mascellani. Tuttavia non manca in questo museo un Centro studi e documentazioni del Muro dipinto. Ma questa, come si dice, è un po’ un’altra storia.

Dozza e i suoi muri dipinti

Murale Dozza

In principio Dozza era una tela bianca. Poi negli anni ’60, un’idea di Tomaso Seragnoli cambia tutto. E quel delizioso borgo medievale inizia a ospitare la Biennale del Muro Dipinto, una kermesse che in ogni edizione porta a Dozza artisti internazionali, che hanno scelto di adornare con le loro opere i muri cittadini, trasformandola in una galleria d’arte en plein air.

Tra le opere figurano Arcobaleno di Alfonso Frasnedi, Two Women Chatting di Kamil Tarqosz, Momenti di vita di Guerrino Bardggia, Franz - A New Citizen di Karin Andersen, L’Angelo di Dozza di Giuliana Bonazza, e molte altre. La manifestazione che ogni volta arricchisce i borgo di nuove opere si svolge solo negli anni dispari e nel mese di settembre, tuttavia Dozza e i suoi murales possono essere visitati durante tutto l’anno.

La caratteristica più interessante del fenomeno consiste nel fatto che, sebbene ognuno di questi murali abbia uno stile diverso, in base all’artista che l’ha realizzato, uno spettatore che vede Dozza per la prima volta percepisce un’insolita armonia.

È come se ogni murales fosse un tassello di un ricco mosaico che però compone qualcosa di davvero unico. Perché ogni artista ha lasciato un pezzetto della sua personalità in questo borgo, così come ogni turista, partendo via, lascia un pezzetto di cuore.

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