Cronaca locale

"Ma che rabbia a sinistra se sarà di centrodestra la prima donna premier"

Lorenzo, terza generazione dei La Russa, racconta l'aggressione e l'impegno per Fdi

"Ma che rabbia a sinistra se sarà di centrodestra la prima donna premier"

Lorenzo La Russa, 27 anni, figlio secondogenito del monumentale Ignazio e fratello minore del ben più noto (ma politicamente non ingombrante) Geronimo, terza generazione dei «boia chi molla» più famosi del Belpaese, cosa si prova a essere apostrofati «Muori fascista di m...a!» davanti a un gazebo elettorale fatto a pezzi?

«Sabato stavo facendo volantinaggio in viale Papiniano per il comizio di Giorgia Meloni a Milano l'11 settembre insieme a un altro consigliere di FdI del Municipio 1 Federico Sagramoso. Ma in realtà ero distratto, concentrato com'ero sul derby che ci aspettava a San Siro. Quando ho visto quegli 8-10 ragazzi vestiti di nero, con gli occhiali da sole scuri, i cappucci delle felpe calati in testa e la mascherina sul volto: non ho pensato agli antagonisti, ai centri sociali o comunque a un attacco politico, bensì ai Banditi della Curva Sud del Milan che si vestono di nero».

E? Tanta paura?

«Se fossero stati i milanisti, come temevo all'inizio, sarebbe stato peggio. Poi ho capito che erano quei quattro lì. E sono rimasto a guardarli, li ho ripresi con il telefonino. Hanno fatto tutto in pochi secondi, puntando direttamente sul banchetto che hanno distrutto con qualche calcio, quindi si sono presi il Tricolore e la bandiera di Fratelli d'Italia. Non ci hanno nemmeno guardati in faccia. Sono spariti a bordo di due auto che li aspettavano».

Cosa ha pensato lì, sul momento...

«Sinceramente? Bravi che siete stati. E adesso che avete fatto tutto questo dove andate? Cosa avete concluso?»

Lo sa che vi hanno aggredito perché vi considerano davvero fascisti? Lei si sente fascista? O meglio: cos'è per lei il fascismo?

«Non mi sento fascista perché fascismo è semplicemente un termine anacronistico utilizzato dalla sinistra solo per seminare odio. Stop. Non ho altro da esprimere su questo concetto. Posso solo dirle che, politicamente parlando, io faccio la mia parte, ma non ho mai avuto pressioni. Mio padre è restio a darmi consigli, si tira indietro, si preoccupa davvero poco del mio impegno politico. Sono io che lo cerco perché mi fido molto di lui».

Giorgia Meloni le piace?

«Se Giorgia diventasse premier per noi sarebbe una grandissima vittoria e a sinistra per riprendersi dovrebbero prendersi tanti di quei Maalox. La prima donna presidente del Consiglio nella storia del Paese e a portarcela saremmo stati noi di Fratelli d'Italia. Se lo immagina? Lei mi piace da sempre perché ha un immenso pregio, la coerenza. E perché è destinata a svecchiare la politica. Giorgia è Giorgia dalla prima ora, è così sin da ragazza. Era con papà già nel 2012, quando alle politiche la destra prese il 4 per cento, non so se mi spiego. Fa parte di coloro che, fondando Fratelli d'Italia, hanno intrapreso un percorso coraggioso tutti insieme, lavorando con passione. Uno sforzo che adesso stanno per coronare».

Ma lei vorrebbe avere un ruolo attivo in Fratelli d'Italia?

«Mio padre Ignazio ha 75 anni. Per i prossimi 50-60 anni c'è lui, tifo per lui. Per adesso comunque il sogno è quello di vederli salire sul palco, vincitori alle elezioni, tutti insieme, per l'unità del centrodestra».

Anche Matteo Salvini?

«Certamente. Lui mi piace molto anche se negli ultimi anni l'ho trovato un po' contraddittorio».

Come la mettiamo con la Fiamma? Va tolta dal logo di FdI?

«Assolutamente no. Si tratta di una protesta banale, da campagna elettorale. La Fiamma esiste dal 1946, ci si identificano gli elettori che barrando quel simbolo hanno votato e consegnato alle istituzioni ben precise figure. Se si volesse rifare un rebranding del logo al limite lo decidiamo noi, ma come generazione La Russa le posso dire che non c'è alcuna volontà in tal senso».

Per cosa si batte al Municipio 1?

«In particolare per aumentare gli ingressi gratuiti in Area C: per i residenti deve essere un diritto garantito, così come farlo con il mezzo che più loro aggrada, visto che sono 40. Vorrei che gli esercenti dei locali del centro non fossero costretti a chiudere prima, come invece chiedono in molti: la pandemia ha rovinato tanta gente che invece ha diritto di lavorare.

Le assicuro che giovani e turisti hanno voglia di viverla questa città».

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