Da tempo, la sociologia, l'antropologia, la psicoanalisi, la psichiatria si sono interessate di teatro a livello teorico. Nel secondo '900, dopo il successo del «Galileo» di Strehler, un posto particolare ha occupato la scienza, con una serie di testi il cui contribuito alla divulgazione di argomenti che sembrava appartenessero soltanto ai conoscitori della materia, è stato determinante. Grazie al teatro e al successo di testi come «I fisici» di Durrenmatt, «Sul caso J. Robert Oppenheimer» di Kipphardt, «Duecentomila e uno» di Cappelli, «Infinities», di Barrow, «Copenaghen» di Frayn, «Variazioni su cielo» di Margherita Hack, «Il segreto della vita» di Anna Ziegler, la scienza ha vissuto intere stagioni di teatri esauriti, come dire che quando il teatro raggiunge alti livelli, si trasforma in luogo di dibattito, con una forza provocatoria da dividere gli spettatori ma anche gli uomini di scienza e i politici. Accadde col «Galileo», un testo ritenuto scandaloso che aprì un dibattito sulle capacità di tradurre, in linguaggio scenico, quelle che furono le scoperte dei primi protagonisti della scienza moderna che posero una serie di quesiti sulle relazioni tra diversi rami del sapere, ovvero tra matematica e fisica, tra scienza e natura, responsabilità scientifica e morale. Il percorso che va da «Galileo» a «Copenaghen» a «Il segreto della vita» è, quindi, un percorso frastagliato che riguarda il rapporto tra teatro e scienza, ovvero due attività creatrici che sembrerebbero una opposta all'altra, ma che, in verità, possono trovare punti di contatto utilizzando, ciascuna, i propri mezzi, idonei non tanto alla comunicazione di esperimenti, quanto di concetti. Accade così che la scienza, pur appartenendo a un'altra formazione, ha trovato nel teatro il modo più adatto per essere comunicata al pubblico.
Vorrei solo ricordare che una delle prime tragedie di Eschilo, «Prometeo», propose il rapporto tra teatro e scienza, dato che l'argomento principale riguardava l'uso della tecnologia come mezzo di felicità per gli esseri umani, tanto che, la scelta del dio, si trasformerà in martirio.Andrea Bisicchia
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