Cronaca locale

"I negazionisti? Solo colpi di coda. I veri fatti sono provati dalla storia"

L'ex assessore: "Ricerche serie anche negli studi di parte slava. Resta fuori qualche figura improbabile in cerca di visibilità"

"I negazionisti? Solo colpi di coda. I veri fatti sono provati dalla storia"

Roberto Predolin, ex assessore comunale, origini dalmate a Zara, che ne pensa delle polemiche sul ricordo delle foibe?

«Penso che sia una questione in via di esaurimento dal punto di vista della ricerca storica: c'è una tale mole di ricerche che copre ogni possibile tentazione negazionista. Si tratta del rigurgito di un microcosmo che si sta esaurendo».

Non c'è più spazio per chi nega?

«È evidente, c'è stata una grande fioritura di iniziative in questi anni, a parte qualche finto storico che fa venire tristezza solo a sentirlo e non credo possa influire su una vicenda che i presidenti della Repubblica trattano».

Solo colpi di coda insomma?

«Decisamente, colpi di coda antipatici. Aggiungo che in questi anni, dei giovani ricercatori sloveni croati hanno aperto le porte sulla realtà che è stata il comunismo, con accuse sull'Ozna, la polizia segreta. Si parla di efferatezze anche ai danni della popolazione, continuate nel periodo di Tito. Si parla del ritrovamento di corpi lungo la strada da Maribor a Lubiana. O della figura di Vasa ubrilovi e delle sue parole sulla forza brutale del potere e sulle deportazioni di massa».

È importante anche perché, come per la Shoah, i testimoni diretti stanno scomparendo.

«Sì. Nella mia famiglia io ho ascoltato da genitori e nonni la storia di ciò che era accaduto. Tramandata. La mia è l'ultima generazione, mio figlio non si sente dalmata, non ha lo stesso attaccamento emotivo».

..a luoghi molto belli, che suscitano nostalgia.

«Sa che quando si incontravano gli amici di mio padre era una festa? Un'allegria che trasmettevano coi loro occhi quando parlavano di Zara o Fiume. Erano sradicati, mio padre non sorrideva, ma quando incontrava loro sì».

Il suo ottimismo e questo ricordo suggeriscono che dolore e rimpianto non sono l'unica dimensione possibile in questa storia, ora che l'Italia ricorda.

«No certo, ci interessa la verità e la possibilità di raccontare storia, cultura, bellezza di quelle terre, da cui venivano fra l'altro figure di levatura enorme, nello sport, nel cinema, nella moda. Ciò che un presidente dice ha un grande valore e rappresenta l'Italia. Non ne ha invece quel che dice uno scrittore da strapazzo sperando di far parlare di sé e di vendere qualche libretto.

Anzi, è perfino esagerato parlarne».

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