Coronavirus

La terza dose va a rilento per i "fragili" scatta l'allarme

Dei 134mila lombardi a rischio ha aderito solo il 18%. Per rispetto della privacy non possono essere chiamati

La terza dose va a rilento per i "fragili" scatta l'allarme

La terza dose? Non sta decollando come dovrebbe. Nel giorno in cui il presidente del consiglio Mario Draghi annuncia che sarà necessaria «per certe categorie, si procederà in ordine di importanza» e dal report dell'Istituto Superiore di Sanità emerge come nella fascia tra i 60 e gli 80 anni stia già salendo la percentuale di contagi tra i vaccinati ad oltre 180 giorni dal richiamo, la categoria più a rischio non sta aderendo alla campagna. «La terza dose sarà probabilmente necessaria per tutti. Con le prime due dosi abbiamo stimolato il sistema immunitario, la terza serve per mantenere l'immunità nel tempo» spiega Andrea Gori, direttore di Malattie infettive del Policlinico.

Al momento però solo il 18 per cento dei 134.359 cittadini immunocompromessi ha ricevuto la dose aggiuntiva di vaccino, ovvero 24.342 pazienti: e dire appunto che si tratta della categoria più a rischio, per cui sono state aperte le prenotazioni oltre un mese fa (20 settembre). Il problema? Se è vero che chi è seguito dagli ospedali viene chiamato direttamente e sollecitato a presentarsi, gli altri devono aderire spontaneamente. Impossibile contattarli per motivi di privacy: nè Ats, nè Regione Lombardia possono chiamarli. La Regione ha quindi sollecitato i medici di base a chiamare i propri pazienti immunocompromessi per sensibilizzarli e invitarli a sottoporsi alla dose aggiuntiva, indispensabile per concludere il ciclo. Così nel protocollo sottoscritto con i medici di famiglia è prevista la profilassi a domicilio: sono circa 100mila gli anziani allettati che dovranno essere vaccinati direttamente a casa dai loro medici curanti. A loro, così come agli over 80 negli hub, verrà offerta contemporaneamente la profilassi anti influenzale.

Sta andando meglio, invece, la terza fase per gli over 80 (le prenotazioni si sono aperte il 3 ottobre). In questo caso però per potere ricevere la dose «booster» o richiamo devono essere passati almeno 6 mesi dalla seconda dose. Su 612.524 ultraottantenni che hanno completato il ciclo, per esempio, «solo» 468.555 sono candidabili al richiamo perchè hanno ricevuto la seconda dose entro il 25 aprile. Ma questa categoria desta meno preoccupazioni perchè sta aumentando progressivamente il tasso di adesione. Stesso discorso per gli ospiti delle Rsa: dei 55.157 pazienti ne sono già stati immunizzati (in soli 3 giorni) 11.621, pari al 21 per cento. Stesso discorso per i sanitari, che vengono vaccinati negli ospedali e ambulatori presso cui prestano servizio (su 236.145 operatori sanitari e sociosanitari coperto il 10 per cento), mentre gli operatori sociosanitari devono recarsi negli hub, che hanno aumentato il ritmo delle iniezioni da 3mila a 7mila della settimana.

Intanto sui luoghi di lavoro continua la resistenza alle vaccinazione di una parte della popolazione: Codacons Lombardia ha presentato ieri mattina un esposto alla Procura in merito alle anomalie registrate sui certificati per malattia presentati dai lavoratori del settore pubblico e privato dal 15 ottobre. Secondo i dati forniti dall'Inps «i certificati presentati l'11 ottobre sarebbero stati 32.965, mentre il 18 ottobre 38.061, con un incremento 15,5 per cento. 15.180 quelli prodotti venerdì 8 ottobre contro i 17.

945 del venerdì successivo (15 ottobre), con un aumento del 18,2 per cento».

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