In Algeria, le autorità hanno proibito alle donne impiegate nella pubblica amministrazione di indossare il velo tradizionale islamico. Secondo il governo, ogni indumento diretto a occultare il viso delle persone e, quindi, a impedirne l’identificazione rappresenterebbe una “minaccia per la sicurezza nazionale”.
Ahmed Ouyahia, Primo ministro del Paese nordafricano, ha in questi giorni disposto l’interdizione del niqab, il velo integrale islamico, dagli uffici pubblici. Di conseguenza, i funzionari statali, provinciali e comunali di sesso femminile non potranno più, in nome di “superiori esigenze di sicurezza pubblica”, indossare tale indumento, il quale nasconde completamente il corpo della donna, con la sola esclusione degli occhi. I dirigenti dei dicasteri nazionali e i governatori delle province saranno le autorità incaricate di garantire l’osservanza del divieto. Nella circolare con la quale è stata disposta l’interdizione, il premier algerino ha fornito tale motivazione circa la “messa al bando” del niqab: “Negli uffici pubblici deve essere assicurata l’identificazione permanente dei funzionari e quest’ultima rischia di essere pregiudicata da abiti e veli suscettibili di occultare i tratti somatici delle persone.” Secondo i media algerini, il provvedimento governativo inciderà sulle usanze di una platea di cittadini estremamente circoscritta. Nel Paese nordafricano, infatti, il niqab è indossato da una percentuale molto bassa della popolazione, mentre è maggiormente diffuso l’hijab, un velo che copre soltanto testa e collo, lasciando visibile la faccia.
L’interdizione del velo integrale è stata subito duramente criticata dalle frange islamiche tradizionaliste. I gruppi salafiti, fautori del wahhabismo, hanno definito “contraria alla sharia” la scelta governativa e si sono poi scagliati non solo contro la “messa al bando” del niqab, ma anche contro l’accesso delle donne ai pubblici impieghi. Semplice “perplessità” per il provvedimento adottato dal Primo ministro è stata invece manifestata dagli ambienti musulmani moderati, i quali hanno però accusato le istituzioni di volere imprimere all'Algeria una “svolta laicista”, analoga a quella promossa in passato in Francia.
Dal 2002, con la fine della guerra contro i gruppi jihadisti, le autorità algerine hanno introdotto diverse norme intese a ridurre l’influenza dell’Islam sulla sfera pubblica.
All’inizio dell’anno, ad esempio, il governo ha vietato alle studentesse degli istituti scolastici e delle università statali di indossare abiti rappresentativi della tradizione musulmana, quindi sia il niqab sia l’hijab. Le istituzioni hanno allora giustificato tale misura restrittiva asserendo che, tra le pieghe dei veli, le alunne avrebbero potuto "nascondere appunti", falsando così i risultati degli esami di Stato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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