Il mostro di Bulimba: la stupra per tre settimane e prova a bruciarla viva

L'orrore in un'abitazione di Bulimba (Brisbane): per 23 giorni la giovane è stata violentata e seviziata dal suo sadico aguzzino, arrivato addirittura a bruciarle i genitali. Salvata dalla polizia, la ragazza ha trascorso diverse settimane in coma indotto, prima di cominciare un percorso di recupero: “Il mio corpo non è più stato come prima”

Il mostro di Bulimba: la stupra per tre settimane e prova a bruciarla viva

Un'autentica storia dell'orrore quella che arriva dall'Australia, dove una giovane donna di 21 anni è stata violentata e seviziata per giorni prima di essere salvata dagli agenti di polizia, da tempo sulle sue tracce. Trovata in condizioni a dir poco spaventose, la vittima è stata per settimane in coma indotto, prima di poter intraprendere un percorso di cura e riabilitazione. Dietro le sbarre, invece, il suo aguzzino, che ora attende la condanna.

I terribili fatti riportati risalgono all'ormai lontano 2017, ma solo ora la vicenda è stata riportata a galla dalla stampa australiana, che sta seguendo il processo in tribunale. Tutto ha avuto inzio nel giugno del 2017, quando il 34enne impiegato di banca Nicholas John Crilley sequestrò all'interno della propria abitazione a Bulimba (Brisbane) la giovane 21enne, di cui non è stata resa nota l'identità. Un autentico incubo, quello vissuto dalla ragazza. Un orrore impossibile da descrivere. Per ben 23 giorni la vittima restò prigioniera del suo sadico aguzzino, che commise su di lei ogni genere di crudeltà, sottoponendola a continue violenze fisiche e psicologiche. Picchiata, stuprata a ripetizione e costretta a mangiare il proprio stesso vomito, la 21enne fu addirittura torturata con il fuoco. Munito di acetone, accendisigari ed acqua bollente, Crilley la seviziava ogni giorno, bruciandole i genitali.

Forse temendo di essere scoperto, il mostro aveva poi spostato la propria vittima nella camera del Tower Mill Metro Hotel, dove i tormenti erano proseguiti per altri cinque giorni, prima che i due facessero nuovamente ritorno all'interno dell'abitazione del 34enne. Tre settimane d'inferno, nel corso delle quali furono commesse le più abiette violenze. Oltre agli stupri, alle mortificazione (la donna fu costretta a mangiare il proprio vomito, così come le proprie feci, oltre che a dormire rannicchiata sul pavimento), ripetute percosse, che avevano infine provocato seri danni. Presa a schiaffi ed a pugni, la 21enne aveva riportato una seria lesione al labbro superiore, quasi staccato di netto. Ingenti danni anche al resto del corpo, con numerose fratture e bruciature.

Quando gli agenti della polizia di Brisbane fecero irruzione all'interno della casa di Crilley (2 luglio 2017), trovarono la 21enne in fin di vita ed in stato pietoso, tanto che inizialmente pensarono di avere di fronte un cadavere. Col volto ridotto ad una maschera di sangue e divorato dai vermi, la giovane fu poi trasportata di corsa al Royal Brisbane Hospital, dove i medici lottarono per tenerla in vita. Ridotta in coma farmacologico, la vittima trascorse ben otto settimane in ospedale, prima di intraprendere un percorso di recupero. Nel referto dei sanitari si parla di fratture multiple alle ossa, bruciature sul 46% del corpo, e lesioni muscolari. A ciò si aggiungevano un serio danneggiamento dei muscoli, denti spezzati e parte del cuoio capelluto ustionato, con conseguente perdita permanente di capelli.

“Aumentò e intensificò i metodi che stava usando per farle del male, usando acqua bollente ed acetone su di lei”, racconta il procuratore Sandra Cupina, che si sta occupando del caso, come riportato dal “DailyMail”. “Il tessuto su una parte del suo viso era così gravemente infetto che era anche infestato da larve. L'orrore che lei ha vissuto è quasi inimmaginabile”.

Nicholas John Crilley fu arrestato dopo ben otto giorni di inseguimento. Finito dietro le sbarre, su di lui pendono ben 54 accuse, fra cui privazione di libertà, tortura e gravi danni fisici. Un autentico sadico, che in quei giorni infernali era addirittura arrivato a chiedere alla propria vittima in che modo volesse morire. La corte australiana ha chiesto per lui il carcere a vita, la sentenza è prevista per il primo di maggio.

Quanto alla giovane, ora 24enne e fuori pericolo, ha deciso di andare avanti e partecipare al processo.

In tribunale, ha raccontato di come sia stato difficile tornare a guardarsi allo specchio. “Quando finalmente l'ho fatto, sono rimasta sconvolta. Non sembravo io. Ero irriconoscibile. L'intero corpo non sembrava più mio”, ha dichiarato.

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