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Successo dei partiti di destra in Israele, Netanyahu: "Un buon inizio"

Primi exit poll in Israele, i dati confermano il vantaggio da parte del leader del Likud

Successo dei partiti di destra in Israele, Netanyahu: "Un buon inizio"

Nelle elezioni in Israele i primi exit poll hanno assegnato un certo vantaggio all'ex premier Benjamin Netanyahu, favorito quindi adesso per la vittoria finale rispetto al suo principale sfidante, ossia il premier uscente Yair Lapid. I dati dei risultati reali hanno confermato grossomodo l'andamento emerso nella serata di ieri. Il Likud, partito di centrodestra guidato da Netanyahu, con oltre il 70% delle schede scrutinate, sarebbe in questo momento la prima formazione politica all'interno della Knesset, il parlamento israeliano. Secondo i dati diffusi dalle autorità israeliane, il partito sarebbe accreditato di 32 seggi. Al secondo posto invece la formazione Yesh Atid di Lapid con 23 seggi.

Israele vira a destra

Il sistema elettorale israeliano prevede un metodo proporzionale per l'elezione dei 120 deputati, con soglia di sbarramento fissata al 3.25%. Complessivamente, stando ai dati diffusi dai media, il blocco di centrodestra potrebbe avere tra i 65 e i 69 seggi alla Knesset. Dunque, a differenza che nelle più recenti elezioni, si va verso la composizione di una chiara maggioranza.

A spingere la coalizione pro Netanyahu sono stati però soprattutto i partiti della destra religiosa. A cominciare dal partito sionista religioso, accreditato di almeno 14 seggi. Per la formazione guidata da Bezalel Smotrich, nella cui lista è confluito anche il partito Otzma Yehudit di Itamar Ben-Gvir, si tratta di un risultato oltre ogni aspettativa e che piazza la formazione come terza forza in assoluto nella nuova Knesset. Gli altri due partiti della destra religiosa, ossia Shas e Giudaismo Unito nella Torah, al momento hanno invece ottenuto rispettivamente 12 e 9 seggi. Anche in questo caso si tratta di un successo significativo, con dati incrementati rispetto alle ultime elezioni.

La coalizione uscente, formata dai partiti che hanno sostenuto i governi di Naftali Bennett e Yair Lapid, non andrebbe oltre i 49 deputati. Ai 23 seggi del partito di Lapid, occorrerebbe aggiungere i 12 del partito Unità Nazionale di Benny Gantz, ministro della Difesa uscente, i 5 di Yisrael Beiteinu di Avigodr Lieberman e della Lista Araba Unita, così come i 4 dei Laburisti. Fuori invece Meretz, storica lista della sinistra israeliana, così come al momento risulterebbe sotto la soglia di sbarramento la lista Bait Yehudi, guidata da Ayelet Shaked e formata da Yamina, il partito di Bennett. Risultati, questi ultimi, in grado di far precipitare la coalizione di Lapid.

Tra i partiti arabi, è da registrare la buona prestazione di Hadash–Ta'al, accreditata di 4 seggi. L'altra lista di riferimento della comunità araba, ossia Balad, non avrebbe raggiunto il 3.25% necessario per eleggere deputati alla Knesset.

Le reazioni

La prima reazione ai primi dati sul voto israeliano è di Bezalel Smotrich, leader di Sionismo religioso. "Stiamo facendo la storia con questo risultato - ha scritto su Twitter - che è il più significativo di un partito religioso nazionale dalla fondazione dello Stato di Israele. Ora aspettiamo pazientemente i risultati in modo da poter stabilire in modo sicuro un governo nazionalista di destra, ebraico e sionista".

Un primo commento è anche arrivato dal principale protagonista del voto. Benjamin Netanyahu è infatti intervenuto su Channel11 e ha parlato di un "buon inizio". "I risultati dei primi exit poll rappresentano un buon inizio - ha detto il leader del Likud - ma gli exit poll non equivalgono al risultato reale". Nella notte poi il premier in pectore ha parlato invece di risultato "enorme voto di fiducia dato dagli elettori".

Sull'altro versante, è da registrare l'intervento di alcuni funzionari di Yesh Atif, la formazione di Lapid. "Non è affatto sicuro - si legge in una nota - che Netanyahu formerà il prossimo governo. I risultati dei sondaggi cambieranno entro domani mattina. In ogni caso, non ci siederemo con lui". Prime reazioni anche da parte palestinese. Wasel Abu Youssef, dirigente Olp, ha dichiarato come l'esito del voto mostra il volto di Israele "sempre più estremista e di destra". Gli ha fatto eco il primo ministro palestinese, Mohammad Shtayyeh, che ha parlato di "crescenti manifestazioni di razzismo" in Israele.

Affluenza in aumento

Una prima sorpresa dalle elezioni israeliane è arrivata dal dato sull'affluenza. Trattandosi di un'ennesima chiamata alle urne anticipata, molti analisti si aspettavano una certa disaffezione da parte degli elettori.

Un'opinione che sembrava trovare conferme in una campagna elettorale non particolarmente sentita e partecipata, dove ancora una volta ad emergere è stata la dicotomia tra pro e contro Netanyahu. Al contrario però, l'affluenza è stata molto elevata. Alle 18:00 aveva votato già i 57% degli eventi diritto, dato più alto dal 1999.

Alle 20:00 la percentuale è salita al 66.3%, eguagliando due ore prima della chiusura dei seggi il dato delle elezioni del marzo 2021. Particolarmente significativa l'affluenza da parte degli elettori arabo israeliani. Alle ore 20:00 aveva infatti votato il 44% della popolazione di origine araba, facendo registrare un importante aumento rispetto alle ultime consultazioni.

Anche in questo caso una circostanza non molto attesa e in grado di incidere sull'esito finale del voto.

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