I crociati del politicamente corretto hanno messo nel mirino William Shakespeare. Il Bardo, infatti, è da tempo bersagliato dai progressisti woke che lo vogliono "eliminare" in ogni modo, dai teatri passando per i curriculum scolastici, per sostituirlo con modelli più "inclusivi". Come accade con ogni fondamentalismo, si pretende di giudicare il celebre drammaturgo morto nel 1616 con gli standard morali di oggi, o meglio, con i canoni stabiliti dall'ossessione identitaria. E così, mancando completamente il senso della storia, Shakespeare viene superficialmente etichettato come "razzista", "sessista" e "colonialista" e le sue meraviglisoe opere boicottate, rivisitate, decontestualizzate. O peggio ancora, censurate. Gli esempi recenti di attacchi a Shakespeare sono molteplici.
L'anno scorso Sir Michael Morpurgo, 78 anni, si è rifiutato di includere Il mercante di Venezia nel suo libro per bambini, definendo il Bardo "antisemita". Negli Stati Uniti, un numero crescente di insegnanti "woke", secondo il New York Post, si rifiuta di far studiare il drammaturgo agli studenti, accusando le sue opere classiche di promuovere "misoginia, razzismo, omofobia, classismo, antisemitismo e misoginia". Alcuni insegnanti di letteratura inglese hanno raccontato allo School Library Journal (SLJ) come hanno abbandonato opere come Romeo e Giulietta e Amleto per "dare spazio a voci moderne, diverse e inclusive".
Shakespeare, la battaglia "woke" per eliminarlo
"Shakespeare era uno strumento utilizzato per 'civilizzare' i neri nell'impero inglese", spiega la studiosa di Shakespeare Ayanna Thompson, professoressa di inglese all'Arizona State University. Gli insegnanti devono anche "sfidare la Whiteness" e la convinzione che le opere di Shakespeare siano "universali”, osserva Jeffrey Austin, che è a capo del dipartimento di letteratura inglese di una scuola superiore del Michigan. L'ex insegnante di una scuola pubblica dello stato di Washington, Claire Bruncke, ha dichiarato a SLJ di aver bandito il Bardo dalla sua classe per "allontanarsi dal centrare la narrativa su uomini bianchi, cisgender ed eterosessuali. Eliminare Shakespeare è stato un passo che potevo facilmente fare per lavorare in tal senso. E ne è valsa la pena per i miei studenti", ha insistito. Altri insegnanti hanno affermato di essere rimasti fedeli a Shakespeare, ma di "rivisitare" le sue opere attraverso una lente più moderna. È il caso di Sarah Mulhern Gross, un'insegnante di inglese alla High Technology High School di Lincroft, ha affermato di insegnare a scuola "Romeo e Giulietta" facendo però un'analisi della "mascolinità tossica" contenuta nell'opera. Secondo l'autrice dell'articolo pubblicato sul School Library Journal, in definitiva, "le opere del drammaturgo sono piene di idee problematiche e superate, con abbondanza di misoginia, razzismo, omofobia, classismo, antisemitismo e misoginia".
Il Bardo e i "seminari antirazzisti"
Nel Regno Unito non va meglio. Come riporta Il Foglio, infatti, Mary Bousted, segretaria della National Education Union, il più potente sindacato degli insegnanti del Paese, spiega che si deve andare oltre il celebre drammaturgo e poeta ."Come insegnante non ho problemi con Shakespeare, ma so che in una scuola dove si parlano trentotto lingue oltre all'inglese devo avere scrittori afro-caraibici nel curriculum, e poi scrittori indiani e cinesi". Per questo, ha detto Bousted, il curriculum dovrà andare oltre il Bardo e gli altri autori bianchi. Gli studenti di Cambridge, nel frattempo, ricevono "un'avvertimento" prima di leggere Shakespeare, così da non restarne sconvolti. Come se non bastasse, la British Library vuole "rietichettare" il "First Folio" del poeta, la fonte principale di molte delle sue opere, per rifletterne i "legami coloniali". E non finisce qua.
Come già riportato da Il Giornale lo scorso ottobre, il celebre Globe Theatre di Londra - il teatro londinese ricostruito nel 1997 dove recitò la compagnia del Bardo - ha organizzato in autunno una serie di "seminari antirazzisti" per sviscerare e riflettere sulle opere del Bardo. Nel mirino c'è soprattutto La Tempesta, opera che appartiene all'ultima fase della produzione del drammaturgo inglese, bollata già da tempo nel mondo anglosassone come "razzista" e "colonialista".
Contro la follia woke si è scagliata la Royal Shakespeare Company, la quale ha avvertito che la cancellazione del noto drammaturgo per questioni che turbano il pubblico moderno politicamente corretto è "la cosa peggiore che possiamo fare".
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