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Orban vieta insegnamento della teoria del gender nelle università

L’opposizione ha subito criticato il provvedimento, accusandolo di essere “antidemocratico” e di pregiudicare “centinaia di posti di lavoro in ambito universitario”

Orban vieta insegnamento della teoria del gender nelle università

Il governo Orban ha proibito l’insegnamento della “teoria del gender” nelle università ungheresi. Ad avviso del premier magiaro, quest’ultima non rivestirebbe alcun carattere scientifico e, di conseguenza, non meriterebbe di essere oggetto di programmi accademici. In Ungheria, l’insegnamento universitario degli “studi di genere”, secondo i quali la distinzione maschio-femmina non sarebbe nient’altro che un “costrutto sociale”, era iniziato 15 anni fa per iniziativa della Central European University di Budapest, ateneo fondato e finanziato dal miliardario George Soros.

Il decreto varato in questi giorni dal governo magiaro dispone l’interruzione dei corsi accademici incentrati sullo studio della “teoria del gender”. Il provvedimento, in base alle dichiarazioni del premier Orbán, mira a “ripristinare la moralità” all’interno delle istituzioni educative nazionali, ma, di fatto, ostacola in maniera significativa proprio l’attività della Central European University. L’ateneo di Soros era infatti una delle istituzioni culturali ungheresi più attive sul fronte dell’insegnamento della controversa materia. L’ente organizzava master biennali relativi agli “studi di genere”, frequentati in prevalenza da stranieri, soprattutto da Americani. All’ultimo master, avviato prima della stretta disposta da Orbán, risultavano iscritti venti studenti.

L’esecutivo magiaro, in una nota, ha giustificato con queste parole la misura restrittiva: “Gli studi di genere sono un’ideologia, non una scienza. Il governo ungherese è dell’opinione che le persone nascano uomini oppure donne. Non mettiamo in discussione il diritto di ognuno di vivere come meglio crede, ma lo Stato non può assegnare risorse per l’organizzazione di programmi educativi basati su teorie prive di rilevanza scientifica.”

Il divieto imposto all’insegnamento degli “studi di genere” è stato duramente criticato dagli esponenti dell’opposizione. Bertalan Tóth, capogruppo socialista al parlamento magiaro, ha etichettato come “antidemocratico” il decreto varato da Orbán e ha poi affermato che l’interruzione dei corsi universitari attinenti alla “teoria del gender” determinerà “la perdita del lavoro per centinaia di docenti”. Gli esponenti della Central European University, l’ente maggiormente danneggiato dalla “linea dura” del premier, hanno bollato la decisione del governo come un “attentato alla libertà di insegnamento”. Eva Fodor, prorettore dell’ateneo di Soros, ha tuonato: “Il decreto provocherà gravi danni al comparto della ricerca e a tutti coloro che lottano per lo sviluppo di una società mentalmente aperta. Anche se ci sono opinioni contrastanti circa il carattere scientifico della teoria del gender, le autorità non possono attentare in maniera così sfacciata all’autonomia delle istituzioni culturali.” La Fodor ha quindi rigettato la tesi secondo la quale la Central European University percepirebbe fondi statali per organizzare i rispettivi corsi di studi: “Noi non abbiamo mai richiesto il sostegno dello Stato ungherese. I nostri programmi didattici sono finanziati esclusivamente da contributi dell’Unione europea e da donazioni private.”

Negli ultimi mesi, il governo Orbán ha adottato diversi provvedimenti intesi a ostacolare l’attività delle associazioni e degli enti legati a George Soros, accusato dal leader di Fidesz di essere un “cospiratore” e di promuovere la “scristianizzazione dell’Europa”.

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