​"Non sottovalutare la cancel culture" Francia in rivolta contro il politicamente corretto

La denuncia di alcuni docenti contro la cancel culture: "Il potere di questa ideologia importata dagli Stati Uniti, non va né sopravvalutato né sottovalutato. Basti pensare che ora sta prendendo piede in tutti i settori della società"

​"Non sottovalutare la cancel culture" Francia in rivolta contro il politicamente corretto

La riscossa contro l'ideologia woke e la cancel culture, nuove ossessioni identitarie dei liberal americani che si stanno diffondendo in tutto l'Occidente e che minacciano non solo la nostra storia e la nostra cultura, ma la libertà d'espressione e di parola, viene paradossalmente da quello che molti considerano un tempio sacro del progressismo: l'Università Sorbona di Parigi. Qui si è tenuto lo scorso 7 e 8 gennaio il convegno Après la déconstruction: reconstruire les sciences et la culture organizzato dai professori Emmanuelle Hénin (Università della Sorbona), Xavier-Laurent Salvador (Parigi 13), Pierre-Henri Tavoillot (Università della Sorbona, Presidente del Collegio di Filosofia) con il sostegno del Comitato Laïcité République e il College of Philosophy. Come ha spiegato Luigi Mascheroni su Il Giornale, la Francia della vecchia contestazione è il nuovo fronte della Reconquista. L'identità nazionale ed europea è oggi il valore da difendere. Parola d'ordine: "Ricostruire scienza e cultura". Un evento che ha scatenato un feroce dibattito in Francia, con le immancabili e scontate accuse di razzismo e fascismo mosse nei confronti dei docenti che hanno promosso l'iniziativa. A dimostrazione che la cancel culture esiste, eccome.

"La cancel culture non va sottovalutata"

Il pensiero decoloniale, chiamato anche woke o cancel culture, spiegano i relatori, "rappresenta una sfida per il mondo della formazione. Al di là di un legittimo dibattito intellettuale che non va evitato, e non certo proibito, introduce nell'ambito educativo e talvolta scolastico una forma di ordine morale incompatibile con lo spirito di apertura, di pluralismo e di laicità che ne costituisce l'essenza". Partendo dall'idea che la colonizzazione "costituisce lo stadio ultimo dell'oppressione umana in tutte le sue forme - dall'Occidente all'Oriente, dai bianchi alle "minoranze visibili", dagli uomini alle donne, dal produttivismo capitalista sulla Natura pura e selvaggia - arriva a imporre l'oppressione come griglia esclusiva per l'analisi della realtà" spiegano.

A un'analisi sfumata "si sostituisce gradualmente la denuncia, l'opposizione frontale tra il male e il bene; poi, alla fine, la tentazione della cancellazione, cioè di una tabula rasa del passato, della storia, dell'arte, della letteratura e di tutto il patrimonio della civiltà occidentale, ormai condannato alla gogna". Il potere di questa ideologia, sottolineano, "importata per la maggior parte dagli Stati Uniti, non va né sopravvalutato né sottovalutato. Basti pensare che ora sta prendendo piede in tutti i settori della società, compreso il mondo dell'istruzione, dove ha già causato qualche danno". Una disamina perfetta di quella che è l'essenza dell'ideologia woke che sta contaminando il mondo accademico, quello della cultura e dell'intrattenimento, e che vuole chiudere l'occidente nella gabbia soporifera e neomoralista del politicamente corretto.

Polemiche per il convegno anti-woke della Sorbona

L'iniziativa, come già accennato, ha scatenato un finimondo. Su Le Monde, 74 accademici hanno firmato una petizione nella quale respingono i termini del dibattito, affermando che "wokismo" è solo un "termine polemico, che è servito, prima alla destra americana e poi ai neoconservatori francesi, a squalificare qualsiasi interpellanza progressista". Denunciano una "strategia di eradicazione lessicale volta ad eliminare dal vocabolario delle scienze sociali termini come razzismo sistemico, privilegio bianco, intersezionalità, decolonialismo". Per la sigla universitaria di estrema sinistra Sud Education i docenti che partecipano al convegno anti-woke "non nascondono la loro simpatia per le correnti politiche fasciste" e "altri sono da tempo associati ad organizzazioni violente e radicalizzate".

Peccato per i detrattori che il convegno sia stato un successo sopra ogni aspettativa: "Abbiamo registrato più di 1.

200 iscrizioni, il che ci ha costretto a rifiutare le persone, l'emergenza sanitaria non ci ha permesso di poterne ospitare più di 140 persone", spiega a Le Point Xavier-Laurent Salvador, che ha organizzato l'evento con Emmanuelle Hénin (Università della Sorbona). Dal centro culturale e filosofico del Vecchio Continente, è dunque iniziata la sfida alla cultura della cancellazione.

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