Guerra in Ucraina

Tutte le armi inviate a Zelensky e il "segreto" degli aerei

Se è vero che molti Paesi del mondo stanno aiutano l'esercito ucraino con il continuo invio di armi e rifornimenti, molti preferiscono non svelare tutti i loro aiuti, soprattutto per quanto riguarda gli aerei: ecco perché

Tutte le armi inviate a Zelensky e il "segreto" degli aerei

Dall'Ovest del mondo (Stati Uniti) all'Estremo Oriente (Giappone), sono numerosi i Paesi che aiutano l'Ucraina nella guerra contro Putin inviando armi all'esercito di Zelensky per provare a vincere questa folle guerra e fermare il nemico anche in Donbass dopo aver resistito egregiamente nel primo mese e mezzo di conflitto. C'è voluto un po' di tempo ma adesso la "macchina" si è messa in moto: prima si distingueva addirittura tra le armi "difensive" per fermare l'avanzata russa a Kiev e le "offensive" con le quali si combatte in Donbass. Oggi, armi e mezzi non hanno più "istruzioni", valgono per attaccade e difendersi, non c'è distinzione. Non tutte le nazioni, però, ammettono davvero che tipo di aiuti hanno inviato.

I tre motivi della "segretezza"

Sono almeno tre le ragioni per cui alcuni governi hanno preferito inviare gli aiuti all'Ucraina ma senza farsi troppa pubblicità: evitare dissidi interni, aggirare potenziali ostacoli legali ed evitare ritorsione e minacce della Russia sia in questa fase ma soprattutto al termine della guerra. Lo scaltro Putin ricorda e annota tutto, non sarebbe improbabile una minaccia "a posteriori" dopo la guerra. "Voi avete aiutato gli ucraini, ce lo ricordiamo..." potrebbe essere una frase già peraltro utilizzata nei confronti di molti Paesi occidentali, Italia compresa, che hanno "deluso" lo Zar.

Tutte le armi inviate all'Ucraina

Come abbiamo visto su InsideOver, la super potenza che sta spendendo di più in forniture militari è rappresentata dagli Stati Uniti, i quali hanno inviato di tutto: cannoni, droni di ultima generazione, missili, munizioni e chi più ne ha più ne metta. Anche qui, però, vale il discorso di prima: in mezzo a tante cose dichiarate, alcune rimangono inevitabilmente secretate. Subito dopo c'è l'amico Boris Johnson, che ha invitato a Zelensky dai mezzi blindati ai sistemi anti-aerei, anti-carro e missili (tra cui alcuni contro le navi militari. Il Corriere della Sera ha riportato l'elenco completo: gli aiuti arrivano anche da decine di migliaia di chilometri di distanza come dall'Australia che ha inviato equipaggiamenti e Bushmaster, veicolo blindato a quattro ruote. Da ovest, Canada, è arrivata artiglieria pesante e dal Giappone sono arrivati elmetti, giubbotti anti-proettile e materiale medico.

Oltre alla difesa personale del singolo soldato, la Turchia ha inviato droni di sua produzione, i Bayraktar TB2, mentre la Norvegia missili anti-aerei Mistral e piccoli droni questa volta da ricognizione Heidrun. Armi militari anche da Paesi quali Polonia, Olanda, Repubblica Ceca e la Germania, finita nell'occhio del ciclone per il suo ritardato aiuto all'Ucraina ma, come dicevamo prima, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock ha dichiarato che i tedeschi preferiscono comunque non pubblicizzare i loro aiuti.

Chi ha inviato gli aerei?

Anche alcuni aerei sono arrivati in dotazione dell'esercito ucraino, moderni e meno moderni. Ma da chi? Il Pentagono non si sbilancia, Zelensky ha chiesto i caccia ma Biden ha preferito altre tipologie di velivoli per non fomentare troppo il nemico. Si parla dei Mig-29 polacchi ma non sono certo i caccia di ultima generazione. Ufficialmente, per depistare i russi, aerei non ne sono mai stati inviati e di conseguenza ricevuti. Come ricorda il Corriere, se in un primo momento dagli Stati Uniti erano stati ammessi aiuti aerei, il portavoce John Kirby non ha rivelato chi è stato a fornirli: non sarebbero stati loro, che avrebbero fornito soltanto di pezzi di ricambio. Ieri, poi, un'ulteriore precisazione dell'invio di componenti e basta, nessun aereo. Insomma, sembra più che altro il segreto di Pulcinella.

"Siamo grati per quello che stiamo ricevendo dal primo ministro britannico Boris Johnson e dagli Stati Uniti, ma è un po’ tardi", ha raccontato al Washington Post il comandante di un’unità ucraina nel Donbass, i cui soldati sono addestrati dalla Nato

e hanno partecipato a numerose esercitazioni multinazionali. Il Post ha spiegato che si tratta di nuovi soldati ucraini più lontani dalla tradizione sovietica che maneggiano, sempre di più, le cosiddette armi occidentali.

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