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"Sott'acqua al buio, come la Concordia". La disperata ricerca dei sommozzatori a Suviana

Visibilità azzerata, 20 minuti per percorrere 2 metri e detriti a ostacolare il passaggio: lo scenario proibitivo nella pancia della centrale di Suviana dove operano i vigili del fuoco per cercare i dispersi

Foto dei Vigili del fuoco
Foto dei Vigili del fuoco

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Suviana, la disperata ricerca dei sommozzatori: "Sott'acqua al buio, come la Concordia"

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Ieri in serata sono riprese le operazioni di ricerca dei dispersi nella centrale idroelettrica di Suviana, dove lunedì si è verificata un'esplosione. È prematuro fare ipotesi sulle cause, ma gli investigatori sono già all'opera per raccogliere il materiale. Sono ancora quattro gli operai intrappolati nella pancia dell'impianto, tra i piani otto e nove, che si trovano decine di metri sotto il livello del lago. Nella giornata di ieri, i vigili del fuoco sono stati costretti a interrompere tutte le operazioni a causa dell'afflusso d'acqua che rendeva lo scenario impraticabile in condizioni di sicurezza ma nel momento in cui questo è stato regolarizzato, i sommozzatori hanno ripreso il loro lavoro, anche se le operazioni si presentano particolarmente complesse.

"In acqua non abbiamo alcuna visibilità. Zero. Siamo praticamente al buio e non vediamo tutte le insidie a cui possiamo andare incontro", ha dichiarato al Corriere della sera Giuseppe Petrone, il responsabile nazionale del servizio sommozzatori dei Vigili del fuoco che sta coordinando gli interventi alla centrale. Lì sotto, prosegue, si procede "al tatto", si va a tentoni cercando di orientarsi utilizzando solo le mani, dal momento che la visibilità è completamente azzerata. Uno scenario purtroppo simile a quello che i vigii del fuoco, e lo stesso Petrone, si sono trovati davanti quanto si sono trovati a lavorare nella nave Concordia. "Qualcosa di simile l’ho vista solo dopo il disastro della Costa Concordia. Come allora anche ora procediamo al tatto, in un ambiente particolarmente ostile e di totale devastazione", ha spiegato, ricordando quei momenti. Ma nell'impianto ci sono ulteriori elementi di difficoltà: "In quel caso non c’erano macerie. In acqua, oltre a residui di olio e fanghi, qui troviamo anche i resti dell’esplosione, lastre di calcestruzzo, tondini in ferro. Operare in un ambiente del genere è proibitivo".

Petrone è arrivato martedì sera, poche ore dopo il disastro, e quando è sceso nei locali più bassi, lo scenario che si è trovato davanti è stato devastante. "Mi ha impressionato la quantità di macerie che ti trovi davanti. Materiale pesante che non sappiamo come e dove spostare a mani nude. Ci si muove poi con estrema fatica: per fare appena due metri ci possono volere anche venti minuti", ha proseguito. Questo spiega bene le difficoltà di operare lì sotto e di cercare i dispersi. Finora, le squadre sono riuscite ad arrivare fino al piano nove, al decimo risulta ancora proibitivo entrare, ma si suppone che i dispersi si trovino tra il nono e l'ottavo piano. "Noi resteremo qui fino a quando non riusciremo a trovarli tutti. Quanto alle speranze: tutto è possibile, ma è molto difficile. In ogni caso noi ci muoviamo come soccorritori che stanno cercando delle persone ancora in vita", ha concluso.

E anche se la speranza dev'essere l'ultima a essere persa, lo scenario nella pancia dell'impianto è drammatico.

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