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"No allo stop per Ramadan". Due italiani su tre bocciano Soumahoro

Il Ramadan è estraneo alla tradizione culturale e religiosa italiana, pertanto non si devono chiudere le scuole: questo il pensiero degli italiani, raccolto sui social da Vis Factor

Foto di repertorio
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A Pioltello, un istituto comprensivo, nonostante le polemiche, ha sospeso le lezioni mercoledì 10 aprile in occasione della fine del Ramadan. Lo stesso ha fatto l'Università per Stranieri di Siena, retta da Tomaso Montanari. Sull'onda di queste posizioni ideologiche, spinti anche dal supporto offerto da vari esponenti politici dell'opposizione, le associazioni degli studenti islamici si stanno ora muovendo per ottenere che, ogni anno, le scuole e le università osservino un giorno di chiusura per la festa di Eid al Fitr, che cambia in base al calendario lunare. Tutto questo a fronte di una percentuale minima di studenti che osservano la religione islamica.

Ma gli italiani cosa ne pensano? Secondo una ricerca condotta in esclusiva per Adnkronos da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico, tramite Human, la propria piattaforma di web e social listening realizzata interamente con algoritmo a base semantica italiana da un team di sviluppatori italiani, due italiani su tre sono contrari. E appare alquanto strumentale, se non provocatoria, la proposta di legge dell'onorevole Aboubakar Soumahoro, ora al gruppo Misto, di istituire Eid al Fitr come festa riconosciuta per legge nel nostro Paese. Una proposta fatta, secondo quanto da lui dichiarato, in nome della laicità dello Stato ma è evidente che questo sia un ossimoro e una contraddizione e che si tratti solamente dell'ennesima provocazione dell'onorevole.

Dalla ricerca Vis Factor è emerso che ben il 62% degli italiani sui social network esprime un sentiment contrario alla chiusura delle scuole e delle università per la fine del Ramadan. Un'espressione di volontà popolare netta, che rispecchia il sentimento delle discussioni che si possono ascoltare anche nei bar e nelle piazze. "Si tratta di un sentiment negativo significativo, che viene associato a queste emozioni principali: stupore 24%, rabbia 20%, ironia 12%", spiegano dalla società, sottolineando come da parte degli italiani ci sia una marcata contrarietà, anche e soprattutto a fronte del timore che si tratti di un ennesima erosione delle tradizioni locali.

Infatti, spiegano da Vis Factor, "le argomentazioni principali di chi è contrario alla chiusura riguardano l'estraneità delle tradizioni italiane, a livello religioso e culturale, con il Ramadan". Chi, invece, sostiene che non ci sia niente di male ad aprire a una nuova festività nel nostro Paese, argomenta la propria posizione parlando di inclusività, accoglienza e diritti. Va da sé che istituire una nuova festività e, oltre tutto, includerla nel calendario scolastico, non è così semplice. L'Italia e la Chiesa hanno accordi secolari, figli di risoluzioni storiche.

E inserire una festività islamica, escludendo tutte le altre confessioni, rappresenterebbe un atto discriminatorio.

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