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"Ecco come gestisco la paura sotto le bombe in Ucraina"

Daniele Piervincenzi giornalista, inviato di guerra in Ucraina e conduttore tv su Rai, Nove e La7 e tra i super gli ospiti della masterclass di videogiornalismo di inchiesta racconta come usare la paura in contesti difficili

"Ecco come gestisco la paura sotto le bombe in Ucraina"

Paura di fidarsi delle fonti sbagliate, paura delle conseguenze di dare fastidio a persone senza scrupoli, paura che una pista diventi una trappola senza via d’uscita. La gestione della paura è vitale per il giornalista d’inchiesta che opera in contesti ad alto tasso di rischio. Ne abbiamo parlato con Daniele Piervincenzi - giornalista d’inchiesta, inviato di guerra in Ucraina e conduttore tv su Rai, Nove e La7 e tra i super ospiti della masterclass in video giornalismo investigativo di The Newsroom Academy - che ci ha spiegato perché la paura “deve esserci e va sempre ascoltata”, se non si vuol fare una brutta fine.

Dalla criminalità organizzata alla guerra in Ucraina. Di contesti rischiosi ne hai affrontati tanti. Qual è quello più complicato da gestire?

Sono due ambiti entrambi delicati ma molto diversi fra loro. Durante l’invasione russa dell’Ucraina ho raccontato spesso la linea del fronte. Cercando di seguire lo sviluppo strategico del conflitto come focus generale, ma concentrandomi nel racconto delle persone, civili e militari che da questo conflitto venivano investite. Per avere un margine di sicurezza in luoghi spesso contesi dai due eserciti ho dovuto studiare le caratteristiche degli armamenti, soprattutto quelli d’artiglieria e il loro utilizzo. Riconoscere i colpi e ciò che ti succede intorno può salvarti la vita. Sentire l’odore di polvere da sparo, capire se un colpo sta arrivando o è in partenza. Intuire attraverso i movimenti delle truppe se è un buon momento per avvicinarsi o è arrivata l’ora di scappare.

E, invece, quando indaghi sulla criminalità organizzata?

Nel racconto delle mafie nostrane, per quanto delicato, è vitale incontrare le persone coinvolte, siano esse vittime o aguzzìni. Il confronto diretto, quando possibile, non va evitato. Questo espone a dei rischi, ma è una grande opportunità per far emergere ciò che realmente la mafia rappresenta.

In guerra, spesso si confondono i confini tra verità e propaganda. Come ci si muove nella “fog of war” per mettere in fila i fatti?

La prima cosa di cui ci siamo accorti in Ucraina dall’inizio dell invasione era che i conti non tornavano…la propaganda russa è talmente affettata che anche una persona di media intelligenza è in grado di decifrarla. Tuttavia anche dal lato ucraino non mancano tentativi spesso scomposti di proporre una verità alternativa.

Daniele Piervincenzi è tra i super gli ospiti della masterclass di videogiornalismo di inchiesta di Alessandro Politi. Dalla guerra in Ucraina alla criminalità organizzata, ci spiegherà come lavorare in contesti estremi. Scopri il programma e gli altri ospiti della masterclass

Tipo?

Faccio un esempio, a marzo durante la battaglia alle porte di Mykolaiv, i russi lanciarono all’alba un missile ipersonico Kalibr su una caserma di marines. Dentro dormivano almeno 500 persone, fui tra i primi ad arrivare. I soccorsi passarono tutto il giorno ad estrarre corpi. Io contai un solo sopravvissuto, mentre i cadaveri o ciò che ne rimaneva erano centinaia. Il comunicato ufficiale ucraino dichiarò 80 caduti. In verità ce n’erano almeno cinque volte tanti. Ho imparato quindi a riportare solo ciò che vedo. Le informazioni dei russi e degli ucraini sono infarcite di propaganda e quindi non utilizzabili.

Ti è capitato di fidarti della fonte sbagliata o di trovarti in una situazione di rischio non calcolato?

Se credessi ad ogni fonte sarei un pessimo giornalista. Alcune sono squinternati o gran perdite di tempo, anzi, la maggior parte purtroppo. Di tanto in tanto però, capita di incontrare una fonte autentica. In quel caso sono pronto a difenderla fin dove la legge me lo consente. La sensibilità e l’esperienza mi suggeriscono come interagire e come mettere alla prova la fonte. Se la giudico non affidabile non la incontro mai più. Spesso sono spie del nemico, avvelenatori di pozzi. Imbastardiscono il lavoro giornalistico.

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Ma i millantatori sono soltanto uno dei tanti pericoli con cui il reporter deve fare i conti. Come si gestisce la paura rimanendo lucidi ed evitando di fare una brutta fine?

La paura quando si affrontano certi contesti è un aspetto determinante. Deve esserci e deve essere ascoltata. Unita alla lucidità e alla capacità di analisi della situazione, diventa uno strumento prezioso. Diffido da chi sembra senza paura. O è un bugiardo o uno con poco sale in zucca. In entrambi i casi prendo distanza. Io ho paura e me ne ricordo costantemente.

Supero la paura per raggiungere un momento di verità, ma se non ci sono le condizioni riesco ancora a girare i tacchi.

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