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La mamma di Pamela: "Ecco perché ho mostrato una foto di lei fatta a pezzi"

La battaglia di Alessandra Verni, madre della 18enne uccisa dopo essere stata stuprata da Innocent Oseghale. Che per farsi ascoltare dal Tribunale di Perugia ha indossato una maglietta choc con l'immagine del corpo della ragazza massacrata

Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, mentre mostra una foto dei resti della figlia
Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, mentre mostra una foto dei resti della figlia

Un gesto forte compiuto con la volontà di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e scuotere le coscienze. In sostanza era questo l’intento di Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, che due giorni fa in tribunale a Perugia, in occasione del processo d'appello bis per la sola violenza sessuale nei confronti di Innocent Oseghale, il 32enne nigeriano già condannato all'ergastolo per l'omicidio della 18enne, ha mostrato una maglietta con foto choc della figlia fatta a pezzi.

Si tratta di immagini autoptiche scattate dalla medicina legale dopo che furono aperti i due trolley in cui fu occultato il cadavere della ragazza. La donna non accetta in alcun modo che la Corte d'Appello abbia sollevato un dubbio sull'abuso sessuale. Una questione non da poco. Perché, come sottolinea La Stampa, se fosse dichiarato innocente nel nuovo processo Osenghale vedrebbe il suo "fine pena mai" ridursi a una condanna di 30 anni. No, questa eventualità Alessandra non riesce ad accettarla. Ed è pronta a battersi. Quegli orribili scatti, stampati in grande formato sulla propria maglietta, la disperata donna ha tentato più volte di mostrarle a Oseghale. Intanto un primo effetto lo hanno avuto.

Nelle ultime ore di è discusso molto di quella maglietta. Alessandra se lo aspettava. "Certo, non poteva che essere così. Chiunque avesse visto quelle immagini sapeva che se fossero state rese pubbliche avrebbero scosso le coscienze", ha spiegato la donna nel corso di una intervista rilasciata a La Stampa. La mamma di Pamela ricorda il "dolore tremendo che mi hanno provocato". Del resto, evidenzia ancora, "è molto difficile accettare la morte di una figlia, ancora di più è sapere che è stata uccisa". Ma l'orrore è tanto. E la donna non riesce a nasconderlo: "Provate a immaginare cosa si prova a sapere che è stata uccisa in quel modo".

Quella di mostrare le foto sulla maglietta non è stata una scelta improvvisa. Alessandra ammette di "averci messo molto tempo, ma ho deciso da sola". Una scelta non facile. "Quando ho indossato la t-shirt- ha aggiunto- ho sentito che mi stavo facendo una violenza, ma che dovevo sopportarla". Un dolore enorme. Che in qualche modo devasta ancor di più un animo già profondamente ferito e scosso dalla tragedia.

Ma Alessandra ha deciso di agire: "Dopo 5 anni sto perdendo fiducia nella giustizia, volevo dare una sveglia". La mamma di Pamela vuole giustizia. E non nasconde un suo timore: quello che il nigeriano possa evitare l’ergastolo. La donna, infatti, si chiede che "senso abbia processare nuovamente Osenghale mettendo in dubbio la violenza sessuale e aprendo la possibilità di uno sconto di pena. Il modo in cui ha ridotto mia figlia, dopo averle dato della droga, può creare equivoci sul fatto che lei fosse consenziente? Non le ha esercitato sufficiente violenza per meritare il carcere a vita?”.

In tribunale tra Alessandra e il nigeriano c’è stato un diverbio. La donna lo ammette ma si difende evidenziando che da mamma vedere "l'uomo che ha ucciso mia figlia mi ha messo addosso tensione". Tensione salita alle stelle per un atteggiamento dello straniero che la donna non ha apprezzato: "Stava mugugnando qualcosa, allora mi sono avvicinata per chiedergli cosa cavolo avesse da dire”, ha raccontato Alessandra.

La terribile storia di Pamela, però, secondo Alessandra non deve chiudersi con il processo al nigeriano. La donna ha anche lanciato un appello per la ricerca di possibili complici. Su questo la mamma non ha dubbi. "C'erano altre persone con Osenghale il giorno che uccise Pamela- afferma-. C'era il Dna di due persone diverse, uno sui suoi resti, l'altro nei trolley. Sento che non si sta indagando, nessuno cerca questi uomini”.

Pamela non c’è più. Un dolore immenso per sua mamma. Ma quest’ultima è una donna forte che cerca anche nelle piccole cose la forza di andare avanti. "La sera non vedo l'ora di andare a dormire per poterla sognare. A volte mi capita, la sua immagine è vivida. La sogno viva, sorridente. Quando mi sveglio sono serena. Mi dura finché non appoggio il primo piede fuori dal letto. A quel punto torno a pensare che sono una mamma in terra, con una figlia in cielo", racconta la donna. Una forza d’animo straordinaria. Supportata in parte dalla fede. Alessandra è credente. Ma non solo. Perché ammette di avere la sensazione di essere sempre stata legata con la figlia "da qualcosa di ultraterreno". E a tal proposito fa un esempio: "È venuta al mondo con un parto naturale, persi molto sangue e sono svenuta. Alcuni le chiamano esperienze di pre-morte. Io ho visto una luce bianca. Quando mi sono svegliata, c'era Pamela".

Nel dramma che sta vivendo Alessandra non è sola. Perché al suo fianco ci sono le amiche di Pamela: "Nelle mie battaglie ho sempre accanto le sue amiche". Vicinanza che non è solo supporto emotivo ma anche altro: "Vedere crescere loro, per me è vedere crescere lei. Immaginare che diventa donna, scoprirla adulta, dirle quello che non ho fatto in tempo".

E questo è segno di grande forza.

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