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"Michele Merlo poteva essere salvato". La perizia che inchioda il medico

Michele Merlo sarebbe potuto essere ancora qui se si fosse avviata la procedura per curare la leucemia: le percentuali di sopravvivenza superano il 90%

"Michele Merlo poteva essere salvato". La perizia che inchioda il medico

Michele Merlo poteva essere salvato. La domanda che da oltre un anno si pongono i tantissimi fan del cantante, i suoi amici e parenti, da oggi è diventata certezza. Sono i consulenti della famiglia Merlo a rivelarlo nella perizia che è stata depositata nelle scorse. Michele Merlo sarebbe probabilmente ancora qui, oggi, se si fosse intervenuto tempestivamente.

I periti, infatti, evidenziano che un trattamento tempestivo con le terapie a disposizione per una leucemia aggressiva può ridurre fino al 10% la mortalità. Ma non solo, perché le due terapie disponibili al momento, che erano possibili già quando Merlo ha avuto i problemi di salute noti, garantiscono una sopravvivenza a quattro anni rispettivamente dell'89% e del 93%. A rivelare il contenuto della perizia è stato il Corriere del Veneto, confermando quanto già supposto subito dopo la sua morte.

Intanto prosegue il lavoro della procura di Vicenza, che finora ha indagato il medico curante di Merlo, Pantaleo Vitaliano. Nessuna imputazione, invece, per i medici dell'ospedale di Bologna nel quale il cantante è morto, visto che quando Michele Merlo è arrivato al pronto soccorso del nosocomio emiliano le sue condizioni erano già talmente gravi da non poter essere in alcun modo ribaltate. In questi giorni il sostituto procuratore Jacopo Augusto Corno sta valutando se chiedere il rinvio a giudizio dello specialista oppure se archiviare l'inchiesta.

La prima richiesta di intervento da parte di Michele Merlo risale al 26 maggio 2021, quando il giovane si presentò nello studio del suo medico curante con un ampio ematoma sulla coscia. In quell'occasione, il versamento venne considerato in conseguenza di un trauma, quindi non venne approfondito. Nella memoria inviata alla Procura, il legale della famiglia sostiene che sussistono i presupposti per l'esercizio dell'azione penale, per la presunta condotta gravemente colposa del medico, poiché, a suo dire, il trattamento del paziente sarebbe potuto iniziare già la mattina del 27 maggio.

E questo avrebbe forse potuto salvare la vita di Michele Merlo, morto ad appena 28 anni.

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