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"Troppe donne rinunciano ai figli per la povertà". L'allarme della Roccella

Il ministro Eugenia Roccella ha commentato sui social la storia della ragazza 23enne costretta a lasciare il figlio in ospedale perché senza abitazione

"Troppe donne rinunciano ai figli per la povertà". L'allarme della Roccella

La storia della giovane 23enne costretta a lasciare suo figlio appena partorita in ospedale, senza riconoscerlo, perché impossibilitata al suo mantenimento ha toccato il cuore di molti. La ragazza e il suo compagno, dopo aver perso il lavoro, vivono per strada, dentro una tenda, e pur di non costringere la bambina a quella vita di stenti ha preferito privarsene, nella speranza che venga adottata da una famiglia con mezzi economici più adeguati dei suoi. Una storia terribile che è arrivata anche al ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, che ha commentato questa storia sui social.

"Non possiamo avere la certezza che in condizioni diverse Sabrina avrebbe tenuto il bambino, sappiamo però che queste sono le motivazioni addotte. E sappiamo che sono tante le Sabrina che rinunciano alla maternità per ragioni economiche", ha commentato il ministro Roccella. Quindi, prevenendo qualunque polemica che potrebbe essere originata strumentalmente dalla sinistra, il ministro ha aggiunto: "Non si dica che serve una legge, perché la legge c'è. È la 194, e andrebbe soltanto attuata. Perché anche tanti che a parole la difendono poi non la mettono in pratica nella sua interezza. Anche questo è un problema di libertà femminile".

La toccante storia ha commosso molte persone. "Mi hanno dato dieci giorni di tempo per riconoscere mio figlio. Ma come farebbe a sopravvivere con me al gelo?", ha detto la giovane mamma a ilgiorno.it. La donna ha lasciato trascorrere, per necessità, il termine per riconoscere il neonato e il parto è diventato anonimo. A quel punto si è automaticamente avviata la procedura per l'adottabilità. La ragazza, ha raccontato al quotidiano, vive sulla strada col compagno di 29 anni. La coppia ha raccontato di essere stata in Germania, dove il ragazzo faceva il pizzaiolo, prima di perdere il lavoro. Da lì si sono spostati ad Amsterdam e a Chiasso.

Sono arrivati nei mesi scorsi a Milano ma non hanno documenti. Non vogliono sentire parlare di dormitori per non essere separati. "Abbiamo dormito con meno 19 gradi in Germania, al gelo, riusciremo a resistere a Milano", ha spiegato il compagno.

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