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"Una veglia Lgbt in chiesa". Lo schiaffo ai credenti

Questa sera a Bari ci sarà una preghiera per tutte le vittime di OmoBiTransAFobia. Un'iniziativa che non rende giustizia alle vittime e che offende i credenti

"Una veglia Lgbt in chiesa". Lo schiaffo ai credenti

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Chi è cattolico ha una fortuna in più. Sa che, qualsiasi cosa farà, ci sarà sempre Qualcuno pronto a perdonarlo. Purché pentito, ovviamente, perché Gesù è buono, mica fesso. Scrive John Eldredge in Cuore selvaggio. Viaggio nell'animo maschile (Edizioni Ares): "Dio ha un cuore romantico, e ha la sua sposa per cui combattere. È un amante geloso, e la sua gelosia è per il cuore del suo popolo e della sua libertà". Due cose apparentemente in contraddizione, gelosia e libertà, ma che non lo sono affatto. La prima, quando è buona, chiede. La seconda, invece, concede. Per questo Dio ama così tanto salvarci ed è per questo che ha commesso la cosa apparentemente più crudele che un Padre possa fare: sacrificare il proprio Figlio. Lo ha lasciato morire in croce affinché "lavasse i peccati del mondo". Uno è morto. Milioni, attraverso di lui, si sono potuti salvare. Il buon ladrone, accanto a Gesù, alla fine riesce a rubare anche il Paradiso. Perché si converte. Perché guarda in faccia i suoi peccati e si accorge del male che ha fatto e del quale è colpevole. Non ha cercato scuse. Non ha balbettato qualche "sì, però, ma". Il buon ladrone è stato un uomo. Si è guardato dentro e ha visto ciò che di buono e di malvagio portava con sé. Con onestà e senza falso pudore. Solo così è possibile riscattarsi dal peccato, parola tabù che ora spesso non si pronuncia più nemmeno in chiesa. Anzi, a volte sono i sacerdoti stessi a tollerare, se non a volte a promuoverlo.

Questa sera, per esempio, presso la parrocchia di San Sabino in Bari, si terrà un preghiera - organizzata da Zaccheo Puglia, Agedo, Arcigay e dal progetto Transizioni in due chiese della regione - per le vittime di OmoBiTransAFobia. L'Arcidiocesi ha ovviamente preso le distanze, ma il momento di preghiera rimane. Il comunicato del vescovo afferma solamente che, "se da una parte si auspica una sempre maggiore inclusività contro ogni forma di discriminazione tra le persone, dall'altra non ci si riconosce in un linguaggio mutuato dalle logiche di rivendicazione dei diritti civili, né nella teoria gender già definita da papa Francesco 'colonizzazione ideologica'. La comunità ecclesiale sempre valorizza e sostiene il desiderio della preghiera condivisa che, anche nei suoi linguaggi e in ogni occasione, deve alimentare - conclude la curia - la comunione e non prestarsi a interpretazioni divisive".

Non viene però centrato il problema. E qui, visto anche il clima di caccia alle streghe che caratterizza i nostri tempi, occorre fare le premesse di rito: è giusto pregare per qualsiasi vittima. Ma questo ha senso solo se si ha l'onestà di non tradire la Vittima per eccellenza. Quella che ci ha chiesto di gettare via il nostro occhio se ci scandalizza. E non solo metaforicamente. Non mi ricordo quale santo, credo fosse Francesco, tentato dal demonio, decise di buttarsi tra i rovi. Sapeva cos'era il male, il peccato. E preferiva punirsi in questo modo piuttosto che cedere ad esso. Ora non si tratta di fare lo stesso, grazie al Cielo. Ma già usare parole chiare su cosa è bene e cosa no, è fondamentale. E l'azione omosessuale (non l'orientamento, ben inteso) è un peccato. Come è peccato l'adulterio, il rubare e via con tutti gli altri comandamenti.

Iniziative come quella di Bari non fanno altro che confondere i credenti. Ed è il più grande inganno degli ultimi decenni. Si dice loro che l'aborto è per il bene delle donne (e i bambini che fine fanno?). Che il divorzio è un ottimo rimedio quando si è in crisi (e ancora una volta: i bambini che fine fanno?). E non si spiega che se ci troviamo in certe situazioni, certamente difficili da sostenere, è perché è da lì che passa la nostra salvezza. Che Dio non ci dà mai croci più grandi delle nostre spalle. E che tutto possiamo in Colui che ci dà la forza. Preghiamo quindi. Ma senza ingannare il prossimo.

Anzi: il Prossimo.

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