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Le pagelle del circo Santoro: zero a Luttazzi, Morgan da 3

Il conduttore colleziona una sequela di ovvietà, ma riesce a uscirne da martire Bocciati Lerner e Floris: fanno il compitino. Rimandato il secchione Travaglio

Le pagelle del circo Santoro: zero a Luttazzi, Morgan da 3

DANIELE LUTTAZZI: 0
Va bene che l’annuncio del suo ingresso in scena è stato uno dei momenti di maggior suspense dello spettacolo di Santoro. Va bene che ha rifatto un suo personale «editto Bulgaro»: «Sono Minzolini, Masi e Berlusconi che hanno fatto un uso criminoso della tv pubblica». Va bene che la rabbia ce l’aveva incanalata dentro da otto anni (è l’unico veramente scomparso) ed era da tanto che sognava di vendicarsi. Ma il suo monologo di durata eterna su come si sodomizzi una donna (in riferimento a come il presidente del Consiglio sodomizzi un Paese intero), è stato divertente come un orgasmo mancato, tanto per dirla con Daniele. A un certo punto della performance avremmo voluto che qualcuno lo interrompesse irrompendo con un salvifico diversivo, tipo l’atomica. Intollerabile vittima com’è delle sostanze delle sue battute. Sangue, sperma, saliva... tutta roba di cui è difficile liberarsi. Come del suo Ano zero.

MARCO TRAVAGLIO: 5
Sarà che uno dei suoi interventi è arrivato dopo quello di Luttazzi, e allora... tutto sembrava meglio. Poi meglio Travaglio, oggettivamente lo è. Se non altro per l’occhio di chi guarda. E inoltre sai sempre cosa aspettarti dal preparatissimo Marco. Stralci di articoli e intercettazioni e dossier per dire che la giustizia non è solo cieca, ma è anche in coma, storielle magistralmente riscritte per alludere al fatto che i peni eretti non hanno coscienza. Come se quelli a riposo fossero etici. Comunque più composto e innocuo del solito.

MICHELE SANTORO 6
Per tutta l’operazione meriterebbe un 10. Un fenomenale imprenditore pervasivo che è riuscito a usare tutto ciò che poteva avere a disposizione: Sky, internet, radio... Non c’è che dire, è bravo a far chiasso. Gli schizzi della sua trasmissione sono arrivati ovunque. È pure riuscito a farsi dare «dell’obbrobrio» da Berlusconi il che significa, temiamo, che se giovedì dovesse tornare in onda farebbe un botto di ascolti anche grazie ai fan di Silvio. Uno che lo vota, lo vuole andare a vedere lo scempio che gli hanno fatto contro. Quattro punti in meno perché, se avesse tenuto tutto meno «scentrato», sarebbe stato inattaccabile. Quattro punti in meno perché, in fin dei conti, non c’è stato uno che abbia detto qualcosa che non ti aspettavi. E infine quattro punti in meno perché, da santone qual è, ha licenziato il suo popolo con il giuramento di «continuare a farla sempre fuori dal vaso» ma senza nemmeno un biscottino come avrebbe invece fatto il suo «collega» Dalai Lama.

GAD LERNER: 4, GIOVANNI FLORIS: 5
Va detto che quando ha sbagliato, Lerner si è dimesso. Però ormai l’unica espressione che lo porta in onda è lo schifo. E lui in onda c’è, peraltro. Perciò non si vede per quale motivo dovremmo essere noi a gradire la sua di presenza. Litigioso e imbestialito. Praticamente il dottor House senza zoppia. Per non sentirsi l’onesto che non fa niente mentre il male trionfa. Poi c’era Giovanni Floris che è stato bravino da compitino. Si è dissociato da Santoro che ha presentato Silvio come Benito e ha detto un altro paio di robette.

MORGAN: 3 ANTONELLO VENDITTI: 5
Il crack ha fatto sì che fosse imbarcato «sull’Orco di Noè» e adesso pontifica su tutto. Olè, sdoganato anche Morgan che dice che la Rai (per cui ha lavorato fino a ieri) fa schifo, che l’Italia fa schifo perché il Governo fa schifo e che forse, aggiungiamo noi, se ci fossero delle elezioni per eleggere Dio, manco per quello che c’è ora voterebbe lui. Ovviamente è tutta colpa di Berlusconi. Anche se Morgan ha deciso di farsi di crack e poi di raccontarlo a Max. Poi dall’alto della sua tolleranza ha mandato dove di solito va Luttazzi l’unico spettatore che si è permesso di dissentire con ciò che stava dicendo. Ed è arrivato anche Antonello Venditti che la settimana scorsa era ospite della De Filippi su Mediaset. Di lotta e di Governo Antonello, come il Pci di qualche anno fa.

SANDRO RUOTOLO: 5
Proprio non si capisce perché si ostini a fare il gregario visto che è il classico che a scuola avrebbe fatto la promozione di molti. È lui che procura piazze, piazzate, popoli. Non ci stupiremmo di apprendere che giovedì notte, a fine manifestazione, è stato lui a smontare palco, microfoni, luci. Pare Clint Eastwood, però non fuma (almeno in onda) e quindi ha una sola espressione.

ROBERTO BENIGNI: 6 CORNACCHIONE: 6
Se non altro hanno fatto ridere. Benigni con i suoi educati paradossi sulla parola «libertà», Cornacchione con i suoi cavalieri dell’Apocalisse (Belpietro, Sallusti, Ghedini) e con «Silvio che non censura nessuno perché vuole rimanere incensurato». E poi altro, ovviamente. Una battuta per tutte le comparse dei loro incubi, insomma. Ma sempre le solite comparse.

VAURO: 4, FILO SPINATO: 4
Di fatto due elementi scenici, il filo spinato era più nuovo ma non ha tenuto a bada nessuno. Vauro, invece, è sempre sconsolatamente identico a se stesso. Spiegazzato e arruffato. L’unico per cui l’accento toscano è un’aggravante. L’unico che ride per primo alle proprie battute. Si sa, vorrebbe eseguire l’autopsia di Berlusconi prima che fosse morto.

Se non altro per disegnargli gli organi dal vivo. Chissà quanti blog, siti e tv riproporranno la registrazione della «grande avventura» dal Paladozza di Bologna. Pazienza. La chiave della felicità è il tasto «avanti veloce».

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