Pillole reali

Lo yacht di Lady Diana è affondato: la storia della sua ultima estate

Lo yacht su cui Lady Diana e Dodi al-Fayed si sarebbero innamorati giace a 2500 metri sotto il mare, vicino a Nizza

Lo yacht di Lady Diana è affondato: la storia della sua ultima estate
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Il mare si è portato via un pezzo della vita di Lady Diana. Lo yacht Cujo, su cui la principessa trascorse parte della sua ultima vacanza, è naufragato lo scorso 29 luglio. L’imbarcazione è rimasta di proprietà degli al-Fayed per circa 20 anni dopo la morte della principessa e del suo presunto ultimo amore, il miliardario Dodi al-Fayed. Ora che non esiste più l’impressione è che il destino abbia voluto scrivere la parola fine su uno dei capitoli più tormentati e dolorosi della storia della royal family britannica.

Colpito e affondato

Lo yacht Cujo su cui Diana visse alcuni degli ultimi momenti più spensierati della sua vita è affondato a 35 chilometri dalla costa di Beaulieu-sur-Mer, poco distante da Nizza. Lo scafo di 19 metri, violentemente colpito da qualcosa di non meglio identificato, ha iniziato a imbarcare acqua. Le 7 persone che erano a bordo sono state tutte soccorse. Su Facebook la gendarmeria ha spiegato che lo yacht stava per “affondare a prua e i 7 naufraghi erano su una scialuppa di salvataggio” a causa di “un considerevole ingresso d’acqua al livello dei motori”. La situazione è stata definita “grave e urgente”. Lo yacht è affondato portandosi dietro “circa 7mila litri di gasolio nei serbatoi”, per questo, ha affermato Capital, la Brigata Nautica d’Antibes “rimane… nella zona per monitorare l’inquinamento”.

Lo yacht dei vip

Il Cujo venne costruito in Italia nel 1972 dal cantiere navale Baglietto di La Spezia. A commissionarlo fu il celebre imprenditore John von Neumann, barone austriaco che fece fortuna vendendo negli Usa le automobili tedesche Porsche e Volkswagen. Lo yacht, dice il New York Post, fu poi comprato da un membro della famiglia Khashoggi, sembra proprio da uno dei figli maschi del miliardario Adnan Khashoggi, il quale lo rivendette a Mohammed al-Fayed. Dodi spese 1 milione di dollari per rimetterlo a nuovo con uno scopo preciso: ospitare e stupire le star di Hollywood. Il giovane al-Fayed, infatti, sognava di diventare un produttore cinematografico. Sul Cujo salirono grandi nomi come Tony Curtis, Brice Willis, Brooke Shields e Clint Eastwood. Dopo la morte di Dodi suo cugino Moody fece restaurare il Cujo dall’architetto Tommaso Spadolini. Lo yacht sarebbe passato di mano due volte prima di essere acquistato dall’italiano, il cui nome rimane sconosciuto, che secondo le ricostruzioni lo guidava al momento del naufragio.

L’ultima estate di Diana

Prima di salire sullo yacht e godersi la sua ultima vacanza Lady Diana trascorse dei mesi intensi, spesso in viaggio. Come se non riuscisse a stare ferma in un posto, a mettere radici, ma continuasse comunque a cercare il suo posto nel mondo. Con il senno di poi potremmo dire addirittura che la principessa avesse quasi presagito che non le rimaneva più molto tempo. Ma sarebbe solo un’impressione romantica. In realtà Diana spese ogni momento di quell’estate per realizzare la sua carriera di filantropa e uscire definitivamente dall’ombra della royal family. Il 22 maggio 1997 si recò in Pakistan per raccogliere fondi in favore di una clinica per malati di cancro, il 3 giugno incontrò il cast del Lago dei Cigni al Royal Albert Hall di Londra e continuò a supportare, da appassionata di danza qual era, l’English National Ballet. Il 18 di quel mese vide Madre Teresa di Calcutta per l’ultima volta nel Bronx, a New York e insieme trascorsero 40 minuti. Poco dopo fece visita a Hillary Clinton alla Casa Bianca. Il 22 giugno partecipò a un’asta di Christie’s dei suoi vestiti più iconici a New York. Il 30 giugno comparve sulla copertina di Vanity Fair con una delle sue foto più belle, scattata da Mario Testino. Il primo luglio 1997, giorno del suo 36esimo compleanno, fu l’ospite d’onore del gala per i 100 anni dalla nascita della Tate Gallery e, ricorda Tina Brown, ricevette “90 bouquet di fiori”. Il 22 luglio prese parte ai funerali di Gianni Versace e il 10 agosto si recò a Sarajevo per proseguire la sua battaglia contro le mine antiuomo. Tra queste ultime due date ce n’è una che cambiò per sempre il suo destino: il 17 luglio 1997 Lady Diana iniziò la vacanza con Dodi.

Dalla partita di polo a St. Tropez

Il luglio 1997 segna, in un certo senso, l’inizio della fine per Diana. I fotografi scoprirono che era in vacanza a St. Tropez, nel Castle St. Therese, una villa del 1860 da 30 stanze con palestra, sauna, nightclub, cinema e bar all’epoca di proprietà della famiglia al-Fayed. La principessa portò nella dimora anche i piccoli William e Harry, per passare un po’ di tempo insieme prima della partenza dei ragazzi per Balmoral. L’Express riporta che proprio a St. Therese Dodi e la principessa avrebbero trasformato la loro amicizia appena nata in qualcosa di più. I due, però, non si conobbero nell’estate del 1997, come molti credono. Un primo incontro, ricorda l’Independent, era avvenuto nel 1986, quando Dodi aveva giocato una partita di polo contro l’allora principe Carlo. Purtroppo sui tabloid non è rimasta una traccia profonda di quella giornata, poiché naturalmente nessuno poteva sapere che Dodi sarebbe rientrato nella vita di Diana e insieme avrebbero trascorso gli ultimi istanti delle loro vite. Inoltre, molto probabilmente, la principessa e il miliardario si erano solo incrociati di sfuggita, senza prestare molta attenzione l’una all’altro. I tempi non erano maturi, come si dice.

Su invito di Mohammed al-Fayed

Nel luglio del 1997 tutto era cambiato. Lady Diana aveva divorziato da Carlo ed era la protagonista indiscussa dei tabloid. Secondo le ricostruzioni sarebbe stato Mohammed al-Fayed a invitarla con i figli a St. Tropez con uno scopo preciso: favorire un vero incontro tra Dodi e Diana per farli conoscere e magari innamorare: “Voleva interpretare il ruolo del Cupido tra la principessa e il suo figlio maggiore”, ha scritto Katie Nicholl nel libro “William and Harry: Behind The Palace Walls”. A quanto pare ci riuscì benché all’epoca Dodi avesse una liaison con la modella Kelly Fisher. Lady Diana e il giovane miliardario egiziano furono avvistati sia sullo yacht Cujo, sia sullo Jonikal (poi ribattezzato Sokar). Questa seconda, lussuosa imbarcazione degli al-Fayed è rimasta impressa nella memoria dell’opinione pubblica perché lì Diana e Dodi si scambiarono il famoso bacio pubblicato dal Mirror in prima pagina con il titolo “The Kiss”.

Le ultime ore di Diana

Quella tra Diana e Dodi sembrava una favola moderna e nessuno poteva immaginare che sarebbe finita tragicamente di lì a pochi giorni. Alle 21:50 del 30 agosto la coppia si recò nel ristorante l’Espadon del Ritz Hotel, ma per timore dei paparazzi il giovane al-Fayed diede ordine di far consegnare la cena in camera. Alle 12:20 la Mercedes nera S280 con a bordo la principessa, il miliardario, la guardia del corpo Trevor Rees-Jones e l’autista Henri Paul lasciò l’hotel per dirigersi verso l’appartamento di Dodi, situato vicino all’Arco di Trionfo. Alle 12:25 l’auto, inseguita dai paparazzi, si schiantò contro il tredicesimo pilone del Tunnel dell’’Alma. Alle 2:01 Lady Diana arrivò al Pitié-Salpétrière Hospital, ma l’operazione a cui venne sottoposta d’urgenza non servì a salvarle la vita. Venne dichiarata morta alle 4 del mattino.

Hasnat o Dodi?

Tra i tanti misteri che circondano la morte di Lady Diana ce ne è uno che riguarda i suoi sentimenti: la principessa del Galles era davvero innamorata di Dodi, oppure la sua relazione con questi aveva come unico scopo far ingelosire il cardiochirurgo pakistano Hasnat Khan? La liaison con il medico aveva avuto alti e bassi, ma c’è chi ha giurato che quello fosse il vero amore di Diana. Nel documentario “Diana. Her Last Love” perfino Imran Khan, amico della principessa del popolo ed ex primo ministro del Pakistan, ha assicurato: “Avevano una storia da due anni e lei voleva sposarlo.

Era chiaro che [Diana] fosse profondamente innamorata del dottor Hasnat e non penso proprio che potesse superare la cosa così rapidamente”.

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