Giù la maschera

Una nazione sempre Chiara

Ogni volta che si parla di Chiara Ferragni sembra che ormai si sia già detto tutto

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Ogni volta che si parla di Chiara Ferragni sembra che ormai si sia già detto tutto. «Anche basta», direte voi. Invece da lei c'è sempre da imparare.

Ecco. L'ospitata chez Fabio Fazio ci ha insegnato ancora qualcosa. Non tanto su di lei. Ma su di noi.

Chiara Ferragni, cosa vuoi, ha fatto la Chiara Ferragni. Come al solito ha cercato di venderci il prodotto migliore che ha per le mani, oltre che l'unico. Se stessa. Di un'ignoranza senza lacune appena esce dal digitale, con una proprietà di linguaggio pari alla sua simpatia, sul famoso pandorogate in fondo ha detto che siamo stati noi a fraintendere e che non c'è nulla di cui deve scusarsi. Va bene così.

Ma infatti non è ciò che ha detto di sé, in diretta, ad essere interessante. È quello che, indirettamente, ha detto di noi. Con la sua parabola discendente, da reginetta a reietta d'Italia, ci ha dimostrato ancora una volta quanto sia congenita negli italiani l'inclinazione a saltare con una velocità pari soltanto alla meschinità dalla glorificazione al disprezzo. In Italia, si sa, passare da piazza Venezia a piazzale Loreto è facilissimo. Ai tempi dei social, poi, è un attimo.

Peggio di Chiara Ferragni ci sono solo coloro che oggi la scaricano. Gli stessi che l'hanno seguita sino a ieri.

Non l'abbiamo mai amata particolarmente.

Ma l'accozzaglia dei suoi odiatori sta riuscendo nella non facile impresa di farcela piacere.

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