Politica estera

"10 anni, poi...". L'allarme tedesco: cosa rischia l'Europa

Armin Papperger, l'amministratore delegato del principale produttore di armamenti tedesco, sostiene che il Vecchio continente sia ancora lontano dall'autonomia nel campo della difesa

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All’Europa servono 10 anni per essere davvero pronta a difendersi. A pronunciare la poco rassicurante previsione è Armin Papperger, l’amministratore delegato di Rheinmetall, il principale produttore di armamenti tedesco. Le parole dell’industriale arrivano all’indomani delle dichiarazioni choc del candidato del partito repubblicano Usa Donald Trump il quale si è detto pronto ad incoraggiare la Russia ad attaccare i Paesi della Nato che non investono il 2% del loro Pil in difesa.

I depositi di munizioni al momento sono “vuoti”, afferma Papperger che ha appena dato il via ai lavori di costruzione di una fabbrica di armamenti a Unterluess, in Bassa Sassonia, nel corso di una cerimonia alla quale hanno preso parte il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il suo ministro della Difesa Boris Pistorius e il primo ministro danese Mette Frederiksen. Lo stabilimento dovrebbe entrare in funzione entro l’anno prossimo e produrrà proiettili non solo per l’esercito della Germania (Bundeswehr) ma anche per quello dell’Ucraina.

Ci vorrà “molto tempo” per prepararsi contro “un aggressore che vuole combattere contro la Nato”, sostiene Papperger aggiungendo che “staremo bene in tre, quattro anni ma saremo davvero pronti in 10 anni". Per l’amministratore delegato “sinché c’è la guerra dobbiamo aiutare Kiev ma dopo avremo bisogno tra i cinque e i 10 anni per ricostituire le scorte di munizioni”. Nel frattempo, l’industriale ha annunciato che Rheinmetall sta "raddoppiando o addirittura triplicando" le capacità di produzione di polvere da sparo con l'obiettivo di realizzare entro il 2025 "fino a 700 mila proiettili di artiglieria all'anno”.

Il più importante conglomerato per la difesa tedesco investirà 300 milioni di euro nel nuovo impianto di Unterluess che è stato definito dal governo federale come un segnale ai partner dell’Alleanza atlantica dell’assunzione di “responsabilità internazionale” da parte di Berlino. Una svolta nella politica estera della prima economia europea, la cosiddetta Zeitenwende, impensabile sino a pochi anni fa e che è stata determinata dall’aggressione russa all’Ucraina.

Durante la cerimonia alla fabbrica della Rheinmetall i giornalisti hanno chiesto conto al cancelliere di quanto affermato lo scorso fine settimana da Trump. Scholz ha risposto di essere “assolutamente certo” che la Nato è fondamentale per gli Stati Uniti, il Canada e i Paesi europei e di essere altrettanto sicuro che anche il presidente americano e i suoi concittadini ne sono consapevoli. Il leader tedesco ha sottolineato inoltre l’importanza di “scoraggiare con efficacia possibili aggressori” menzionando le “ambizioni imperali” dimostrate dalla Russia di Vladimir Putin. “La dolorosa realtà” ragiona il cancelliere “è che non viviamo in tempi di pace. Dobbiamo passare dalla produzione manifatturiera a quella di massa di armamenti".

Nel 2023 la Germania, come la maggior parte dei Paesi membri dell’Alleanza, non ha raggiunto il target del 2% del Pil in spese per la difesa ma in base alle ultime stime tale obiettivo sarebbe stato raggiunto l’anno scorso.

Per gli analisti molto è stato fatto a partire dalla Zeitenwende di Berlino di due anni fa però il supporto degli Stati Uniti alla sicurezza europea resta ancora indispensabile.

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