
I colloqui sul nucleare tra Usa e Iran sembrano procedere sulla giusta strada. Nell’attesa del prossimo round in Oman, previsto per il 26 aprile, il ministro degli Esteri della Repubblica islamica Abbas Araghchi ha confermato di aver avuto una conversazione telefonica con il vicepremier Antonio Tajani nella tarda serata di ieri, durante la quale ha condiviso i dettagli dell’incontro tenutosi a Roma.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Mehr, il capo della diplomazia iraniana ha ringraziato il titolare della Farnesina per la cooperazione e il coordinamento dell’Italia con l’Oman nel facilitare il secondo round di colloqui e ha descritto i negoziati come “costruttivi e in fase di progresso”. Araghchi, inoltre, ha sottolineato che, se il realismo e la buona volontà continueranno, ci sarà la possibilità di giungere a una conclusione.
Da parte sua, Tajani ha espresso apprezzamento per l’approccio responsabile dell’Iran e ha ringraziato la sua controparte della Repubblica islamica per averlo informato sui risultati dei colloqui. Ha anche ribadito la disponibilità dell’Italia a fornire qualsiasi supporto al proseguimento del processo diplomatico. In un’intervista a Repubblica, il vicepremier ha inoltre rivelato che Araghchi gli ha “confermato la decisione di non costruire l’arma atomica” e ha sottolineato un punto che ha definito “fondamentale”: “L'Iran si è detto disponibile a far riprendere le visite ai siti nucleari”.
Tutti segnali positivi, questi, che secondo Tajani sono ulteriormente rafforzati dal “profondo coinvolgimento dell’amministrazione Trump”, che ha indicato come “decisivo e rassicurante”. Il capo della Farnesina ha anche affermato che l’Italia è pronta ad ospitare nuovi round di colloqui, in caso di necessità.
La questione del nucleare iraniano è uno dei punti cardine per la stabilizzazione del Medio Oriente, dove ancora infuria la guerra nella Striscia di Gaza e dove, a breve, potrebbe riaccendersi anche il conflitto in Yemen. Per la Repubblica islamica, il negoziato si basa su nove punti: “Serietà, garanzie, equilibrio, no alle minacce, rapidità, revoca delle sanzioni, rifiuto del modello Libia/Emirati Arabi Uniti, contenimento di attori destabilizzanti e facilitazione degli investimenti”, a cui si aggiunge la revoca delle sanzioni.
In tutto questo, Israele osserva i progressi con attenzione e rimane pronto a condurre attacchi aerei
contro il programma nucleare di Teheran, nonostante lo stop imposto dall’amministrazione Trump. Tel Aviv ha più volte ribadito di non escludere l’opzione militare, anche se potrebbe ridurne la portata per non inimicarsi la Casa Bianca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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