Ogni 7 gennaio, da 46 anni, ad Acca Laurentia si commemorano i militanti del Fronte della gioventù uccisi nel 1978 da un'organizzazione terroristica di estrema sinistra. E seguono, puntualmente, le polemiche politiche. Ma mai come quest'anno, con l'opposizione che attacca il governo di non fare nulla per contrastare il ritorno del fascismo. Anche se i saluti romani alla solita commemorazione nel quartiere Tuscolano, a Roma, non sono certo una novità.
Ieri sono arrivate le prime cinque denunce per i fatti di acca larentia. All'attenzione dei pm di Roma è arrivata una prima informativa della Digos che sta proseguendo nella identificazione delle persone che hanno effettuato il saluto fascista tra i circa mille presenti. Eppure nel 2018, quando al governo c'era Paolo Gentiloni (Pd) in piazza a ricordare il triplice omicidio rimasto impunito erano in tremila. Stesso assetto militare, stesse braccia tese. Quell'anno ci fu un record di presenze, non di polemiche. Anche se Andrea Orlando e Carlo Calenda, oggi tra i primi ad attaccare l'esecutivo, erano ministri. Il leader di Azione parla di «una vergogna inaccettabile in una democrazia europea».
Gli investigatori, intanto, sono sulle tracce di quelli che lo hanno fatto domenica scorsa. Al momento sarebbero già decine i nomi dei militanti finiti nell'informativa consegnata ieri mattina dal dirigente della Digos Antonio Bocelli al procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, che adesso aprirà un fascicolo d'indagine ipotizzando il reato di apologia del fascismo. Il lavoro della polizia è solo all'inizio: ci sono diversi filmati che hanno ripreso le fasi dell'adunata tra i palazzi del Tuscolano, nella periferia della capitale, che devono ancora essere visionati per dare un nome ai partecipanti, molti dei quali già noti alle forze dell'ordine perché appartenenti a gruppi neofascisti. Un aiuto per chi dovrà dare un nome ai volti impressi nei video, perché domenica pioveva e non tutte le immagini sono nitide. Il lavoro degli investigatori va avanti anche se l'inchiesta rischia di finire in una bolla di sapone, come già accaduto altre volte per vicende simili, perché non sempre la Cassazione ha considerato reato il saluto romano e sul tema ci sono sentenze contrastanti. Dipende dal contesto in cui è stato fatto. Il destino del fascicolo è dunque legato a doppio filo all'imminente pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione sul tema. In Procura è stato depositato anche l'esposto annunciato dal Movimento Cinque Stelle e firmato da Sergio Costa e altri parlamentari. «È importante identificare tutte le persone che hanno partecipato con stile paramilitare e inneggiando al ventennio. Basta con ogni deriva fascista nella nostra democrazia», dice Costa.
La polemica politica non accenna a placarsi. Le opposizioni continuano a chiedere una presa di posizione netta della premier, Giorgia Meloni, e in aula un'informativa del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. «Non vi è dubbio che quello che si è visto suscita indignazione, è contrario alla nostra cultura acquisita», commenta proprio il ministro, aggiungendo che in passato «vietare si è rivelato controproducente e meno proficuo». «E che c'entriamo noi?», chiede invece Giovanni Donzelli di Fdi sottolineando che «nessuno ha ricordato che le vittime erano di destra e i carnefici di sinistra».
«In questo caso - aggiunge - per 100-200 imbecilli, molto più utili alla sinistra che a noi, stanno provando a fare il ribaltone, come se sotto giudizio dovesse esserci la destra. Sotto giudizio purtroppo non sono mai andati gli assassini di Acca Larentia». Oggi la segretaria Pd, Elly Schlein, presenterà un'interrogazione nel question-time alla Camera.
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