Affondata da Kiev una portamissili carica di munizioni. Donbass, è scontro tra eserciti esausti

Sul mar Nero l’armata rossa avrebbe dovuto dominare: solo sconfitte. Il campo assomiglia alle trincee della Prima guerra mondiale

Affondata da Kiev una portamissili carica di munizioni. Donbass, è scontro tra eserciti esausti

Il mare non è il centro della guerra in Ucraina, la guerra è incastrata sui guadi dei fiumi, sui ponti interrotti, è fatta di artiglierie lontane e martellanti che ricordano quasi il primo conflitto mondiale, ma condito con droni e applicazioni che trasformano i cellulari in centrali di tiro. Però, il Mar Nero avrebbe dovuto essere un settore in cui i russi, sulla carta, detenevano una superiorità schiacciante, di naviglio e di capacità, di manovra. Questa superiorità, però, non si è mai manifestata anzi: la flotta ha incassato una serie di brutti colpi. Il più grave e inaspettato è stato l'affondamento dell'incrociatore Moskva da 9.300 tonnellate. Ma quello è stato solo l'episodio più eclatante. Prima è stata distrutta la nave trasporto Saratov, vecchiotta, ma fondamentale per spostare truppe e materiali. E altri due vascelli dello stesso tipo sono stati danneggiati. Dopo anche svariate motovedette «raptor», unità molto più piccole ma moderne, sono state polverizzate dai droni Bayraktar. Quasi tutte negli scontri per il controllo della piccola, ma strategica, Isola dei Serpenti. E di nuovo ieri vicino all'isolotto, che è fondamentale per controllare le acque al largo di Odessa, la flotta del Cremlino ha pagato pegno. Il ministero della Difesa ucraino ha confermato la notizia, data poche ore prima dai media, secondo cui la Marina avrebbe affondato lo Spasatel Vasily Bekh, un rimorchiatore della flotta russa che stava portando munizioni verso l'Isola, attualmente occupata dai russi. Secondo indiscrezioni la nave avrebbe trasportato dei sistemi di missili antiaerei Tor, fondamentali per la difesa di punto dell'avamposto.

Non si tratta di un danno irreparabile per le forze russe, ma indubbiamente di un'ulteriore dimostrazione di quanto sistemi occidentali, come i missili harpoon (consegnati dalla Danimarca) possano cambiare equilibri sul campo di battaglia. In quello marino, ad esempio, la Russia è stata costretta a ricorrere ai sommergibili mantenendo le sue unità di superficie il più lontano possibile dalle coste ucraine.

La situazione è indubbiamente più complessa a terra dove, da giorni, l'iniziativa è in mano a Mosca. Anche se la tecnica della «coventrizzazione» delle città ucraine, a colpi di artiglieria, porta i russi ad avanzare lentissimamente. Sostanzialmente lo scontro ormai è un conflitto d'attrito dove anche gli ucraini denunciano perdite altissime. «Ogni giorno nel Donbass vengono uccisi o feriti fino a mille soldati ucraini», ha dichiarato Davyd Arakhamia, politico ucraino e membro del team che ha tentato di negoziare con la Russia nei primi giorni di guerra. Ha anche affermato che l'Ucraina ha mobilitato un milione di persone e ha la capacità di arruolarne altri due milioni, ma che il conflitto macina un enorme quantitativo di armi e di munizioni, che vengono richieste a ritmo serrato ai partner occidentali. La situazione non è molto diversa sul versante russo dove ormai vengono mandati in linea materiali molto obsoleti puntando soprattutto sulla quantità. Le armi di precisione sono ormai riservate a pochi colpi mirati, nel tentativo di impedire l'afflusso al fronte delle armi occidentali. O a colpi che si prestino ad alto effetto propagandistico. Ieri il Cremlino ha reso noto che l'aviazione ha distrutto il quartier generale del battaglione ucraino Azov. L'operazione, ha spiegato il portavoce del ministero della Difesa, il tenente generale Igor Konashenkov, è stata condotta con «missili ad alta precisione» nell'area di Pesochin nella regione di Kharkiv.

Ma i report delle intelligence occidentali, a partire da quella britannica, sottolineano soprattutto la stanchezza e la mancanza di organico dei reparti di Mosca. Lo scontro attorno a Severodonetsk ieri vedeva gli ucraini avere abbandonato quasi completamente la città, sono giunte notizie (difficilmente verificabili) di soldati ucraini arresi anche allo stabilimento Azot. Un indubbio successo per i russi ma prevalentemente morale. Ora sono difronte al fiume Donec che non è per nulla facile da attraversare e i rifornimenti di armi stanno rafforzando l'artiglieria ucraina che, sin qui, è stata in condizione di inferiorità. Secondo il capo di stato maggiore statunitense, Mark Milley, agli ucraini in pratica sono stati mandati pezzi per l'equivalente di 12 battaglioni di artiglieria. Quanto agli anticarro inviati sarebbero quasi 97mila (abbastanza per distruggere tutti i carri armati del pianeta).

Resta il problema che le armi vanno spostate, gestite, manutenute. E ormai anche gli ucraini devono mandare in linea il personale che hanno, non sempre perfettamente formato. Entrambi i contendenti hanno il fiato corto ma manca uno spiraglio politico.

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