Gli effetti indiretti della guerra mossa da Vladimir Putin sembrano comportare, in alcuni casi, alcune mosse plateali pure in Italia, come la scelta della sospensione di un corso dell'Università Milano Bicocca su Dostoevskij. Un'idea su cui poi l'Università meneghina è tornata indietro.
Buona parte del mondo politico, però, non ha concordato con la decisione dell'Ateneo e più di qualcuno ha gridato ai pericoli dettati dalla "cancel culture". Le attività didattiche, stando a quanto si apprende in queste ore, sarebbero state assegnato a Paolo Nori che aveva datto la notizia dello stop. Se non altro perché a Milano avevano pensato che un corso sul celebre scrittore russo avrebbe comportato "polemiche". Il che aveva sollevato un polverone. La Bicocca ha comunque comunicato, magari anche per via delle numerose critiche ricevute, che il corso non subirà i cambiamenti che erano stati invece ventilati.
Era infatti accaduto che, a prescindere dalla connotazione politica, numerosi esponenti avessero preso la questione di petto. Tra i primi a prendere posizione, il partito di Giorgia Meloni: Fratelli d'Italia si è schierato contro la presunta disposizione della Bicocca attraverso le parole dell'onorevole Augusta Montaruli. "La decisione dell’Università Bicocca nei confronti dello scrittore Paolo Nori è grave e assurda. La difesa dell Occidente e’ la difesa del confronto e dello studio, quindi in questo caso e’ anche la difesa di un docente ingiustamente discriminato. Ferma la condanna dell’aggressione russa in Ucraina, la guerra non può essere però un pretesto per perseguitare e discriminare i russi che non hanno nulla a che fare con essa, la cultura russa tanto più lo studio di un autore come Dostoevskij", ha argomentato la parlamentare torinese.
"L'Università Bicocca di Milano avrebbe bloccato una serie di lezioni su Dostoevskij di Paolo Nori. Proibire di studiare Dostoevskij contro Putin significa essere folli. In questo tempo bisogna studiare di più, non di meno: in Università servono maestri, non burocrati incapaci", aveva fatto presente Matteo Renzi, che ha pure annunciato la presentazione di un'interrogazione parlamentare al ministro dell'Università, così come ripercorso dall'Ansa. Il leader d'Italia Viva, così come Barack Obama del resto, è un fermo sostenitore della necessità di stroncare la cancel culture, ossia la tendenza a rimuovere tutto quello che viene ritenuto "scomodo" dal cosiddetto "pensiero unico".
Pure il MoVimento 5 Stelle aveva tuonato in merito alla decisione: "Se fosse confermata, la notizia della cancellazione da parte dell'università Bicocca del corso tenuto dal professor Paolo Nori su Dostoevskij, avrebbe dell'assurdo - hanno fatto presente alcuni parlamentari grillini che fanno parte della commissione Cultura del Senato - . Si tratterebbe di un insensato tentativo di censura all'interno di una università italiana. Quanto sta avvenendo in Ucraina è ingiustificabile, tragico e terribile, ma non si combatte con la censura della cultura russa e di uno dei più grandi scrittori e pensatori di tutti i tempi come Dostoevskij".
Anche il senatore Riccardo Nencini ci aveva tenuto a dire la sua: "Pura follia. L'università Bicocca di Milano cancella le lezioni di Paolo Nori su Dostoevskij. Anche i russi morti da decenni fanno paura. E dire che Dostoevskij fu condannato a morte per aver letto una cosa proibita. Povera università e poveri noi. Io che ho letto e riletto i Fratelli Karamazov e Delitto e Castigo, suggerirei al rettore di scartabellare l'Idiota", ha scritto sui social, così come ripercorso dalla fonte sopracitata.
Un intervento era arrivato pure dalla casa editrice Mondadori: "Noi non
smetteremo mai di leggere e raccontare la letteratura russa", si legge a mezzo Twitter. Comunque sia, dopo la sollevazione della bufera, secondo quanto rimarca l'Adnkronos, la Bicocca avrebbe cambiato idea.
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