«Dal 7 ottobre abbiamo avuto un aumento del 1000 percento delle segnalazioni di sentimenti d'odio. Abbiamo alzato le barriere ma l'antisemitismo può alimentare forme di terrorismo» avverte il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che ieri ha partecipato a un convegno al Memoriale della Shoah di Milano insieme alla senatrice a vita Liliana Segre. Secondo i dati dell'Oscad, l'osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, elaborati sulle segnalazioni arrivate ad associazioni e forze dell'ordine, dal 7 ottobre, giorno dell'attacco di Hamas a Israele, all'1 maggio, si contano 345 episodi riconducibili all'antisemitismo. Tra questi 41 sono crimini d'odio, 175 casi riguardano espressioni di incitamento alla violenza e alla discriminazione e altri 112 casi sono riconducibili all'odio che circola online. «Non mi aspettavo questa ondata spaventosa di odio e antisemitismo - commenta Segre -. Ricevo minacce pazzesche che ho ignorato per anni. Ma io ho visto di tutto, come potrei avere paura di uscire di casa? Ho 94 anni, mi piace vivere, sono nonna, mamma e ho tante passioni. Per 30 anni sono andata nelle scuole a raccontare cosa era successo. E ora dovrei stare a casa perché qualcuno vuole ammazzarmi? No, grazie». Piuttosto la senatrice a vita prova compassione per gli odiatori, «che andrebbero curati e protetti più degli odiatori - aggiunge Segre -. Noi ebrei siamo sempre stati odiati e perseguitati». Ma nonostante la Shoah e tutte le testimonianze «il popolo di Israele continua a vivere nell'indifferenza generale. Siamo accusati di tutto quello che noi per primi non vorremmo vedere» prosegue Segre che ha ricevuto la solidarietà del presidente del Senato Ignazio La Russa: «La violenza e le intimidazioni non possono e non devono trovare spazio nella nostra società».
La giornata milanese di Piantedosi, che insieme al capo della Polizia Vittorio Pisani è andato a trovare il poliziotto ricoverato all'ospedale Niguarda dopo essere stato accoltellato da un egiziano la scorsa settimana nella stazione di Lambrate esprimendo «gratitudine per quello che ha fatto e come lo ha fatto», era cominciata con una riunione in Prefettura: «A Milano c'è un problema di sicurezza che va gestita» affonda Piantedosi. Il Viminale sta studiando una soluzione per un secondo centro per i rimpatri nell'area metropolitana della città ma pensa anche a strutture aggiuntive ai Cpr: «Abbiamo delle idee un po' più articolate sulla possibilità di realizzare una seconda struttura di quel tipo che si fondano sul trattenimento delle persone» spiega Piantedosi dopo le polemiche a distanza con il sindaco Sala. Ad ogni modo «i Cpr sono fondamentali, il 70 percento delle persone che si riescono ad espellere passano da lì» e per questo «lavoreremo sicuramente per migliorare il sistema della logistica a supporto del meccanismo delle espulsioni». E comunque «non ho mai scaricato la colpa delle mancate espulsioni sui sindaci - la frecciata a distanza a Sala -. Questa è una sua opinione su cui non sono d'accordo».
Sulla sicurezza di Milano interviene anche l'esponente di Forza Italia Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario alla Difesa: «La percezione della sicurezza dei milanesi è costantemente peggiorata negli ultimi anni e questo è un dato di fatto.
La sinistra nelle sue varie articolazioni governa la città dal 2011 - conclude Perego - e da quella data la parola sicurezza è stata pronunciata solo quest'anno, tredici anni dopo, da Sala con incomprensibile e colpevole ritardo. Il sindaco deve essere la guida per portare la città fuori da questa cappa di violenza».
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