Guerra in Ucraina

Appello di Zelensky dalle macerie. "Il male è rinato, addio primavera. I russi si ritirino"

Il presidente diffonde un lungo e toccante video in bianco e nero. "Dopo la Seconda guerra mondiale abbiamo detto mai più, sono passati 77 anni ed è successo un'altra volta". E paragona l'invasione russa agli orrori nazisti

Appello di Zelensky dalle macerie. "Il male è rinato, addio primavera. I russi si ritirino"

«Può la primavera essere in bianco e nero?». Mentre in Ucraina domina il rosso sangue della guerra, il presidente Volodymyr Zelensky torna a sfoggiare la sua retorica, cruda ed efficace, in occasione dell'8 maggio, fine della Seconda guerra mondiale. Per ricordare al mondo che «il male», quel male che si credeva sconfitto, «è rinato». Ed è qui, in Europa, «di nuovo e ora». Un video lungo 15 minuti, postato sui social e realizzato in bianco e nero, proprio per ricordare quanto il passato nazista assomigli drammaticamente al presente dell'aggressione russa, è la conferma che l'ex attore, diventato uomo di Stato e poi eroe contemporaneo di una strenua resistenza, non solo non vuole perdere sul campo, ma vuole vincere la battaglia delle menti e dei cuori del «mondo civilizzato», quel mondo che «ogni anno onora tutti coloro che hanno difeso il pianeta dal nazismo durante la II guerra mondiale». Contemporaneamente alla diffusione del suo messaggio - a esibire lo scontro tra due mondi e due opposte strategie di comunicazione - la Russia diffondeva il contenuto di una serie di telegrammi, inviati da Vladimir Putin a vari leader di Paesi amici, tra cui quelli delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, in cui il presidente russo rilancia la sua propaganda, sostenendo che l'esercito di Mosca sta combattendo «per liberare il suo suolo dalla feccia nazista».

Ma sui social, a rimbalzare da una parte all'altra del mondo alla velocità del web, sono le parole di Zelensky. «I'm Ukranian», «sono ucraino» è il messaggio di orgoglio e resilienza che il leader di Kiev sfoggia su una maglietta, due palazzi distrutti dalle bombe sullo sfondo del filmato, che si apre nella città di Borodyanka, a nord-ovest della capitale, fra le più martoriate dai missili e dai massacri dell'esercito russo. Da qui si chiede, in maniera retorica e aiutato da una regia curatissima, fisso in piedi mentre alle spalle scorrono le immagini di orrore della guerra: «È un eterno febbraio?». «L'Ucraina purtroppo conosce la risposta a questa domanda. E la risposta, sfortunatamente, è sì», spiega il presidente. Quel «mai più» pronunciato dopo la Seconda guerra mondiale «non è durato nemmeno un secolo», ma appena 77 anni. Perché «il buio è tornato» e «la parola mai è stata cancellata il 24 febbraio, giorno dell'attacco sferrato dalla Federazione russa all'Ucraina. «Conosciamo il prezzo pagato dai nostri predecessori, sappiamo quanto fosse importante preservarlo e non avevamo alcuna idea che la nostra generazione sarebbe stata testimone della dissacrazione di quelle parole. Poi il confronto: «Durante i due anni di occupazione, i nazisti uccisero 10mila civili. In due mesi di occupazione, la Russia ha ucciso 20mila persone» è il drammatico bilancio del leader ucraino. Eppure, «nonostante la maschera della bestia, il male che «prima ti accusa, ti provoca, ti chiama aggressore e poi attacca alle 4.45, sostenendo che si tratta di autodifesa», alla fine «è stato riconosciuto» dalle nazioni che stanno aiutando l'Ucraina. Perché, «tranne qualcuno», quei Paesi «ricordano ciò che per cui i nostri antenati hanno combattuto». E via con la rievocazione e il paragone tra la Varsavia distrutta dai nazisti e la Mariupol martoriata, tra gli inglesi che hanno assistito alla cancellazione di Coventry e alla Londra bombardata per 57 giorni dai nazisti e i missili su Kharkiv.

A metà pomeriggio, mentre è in corso in videoconferenza il G7, che ribadisce l'impegno occidentale perché Mosca non vinca la guerra, Zelensky non arretra di un passo. «L'obiettivo finale dell'Ucraina - spiega ai leader del mondo amici, che ringrazia per il sostegno - è garantire il pieno ritiro delle forze russe dall'intero territorio dell'Ucraina e garantire la sua capacità di proteggersi in futuro». È la pietra tombale a un'eventuale cessione della Crimea.

E la conferma, se ce ne fosse bisogno, che il cessate il fuoco è ancora un miraggio.

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