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Arrestato per mafia ex consigliere di Fdi. "Semplice iscritto"

Bari, Torino e adesso Palermo. Dove un veterano del Consiglio comunale, Mimmo Russo finisce arrestato per voto di scambio politico-mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata e corruzione

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Bari, Torino e adesso Palermo. Dove un veterano del Consiglio comunale, Mimmo Russo - che dopo tanto girovagare tra le bandiere della politica era passato a Fdi - finisce arrestato per voto di scambio politico-mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata e corruzione. Fdi sospende l'esponente e ricorda come Russo sia «solo un semplice iscritto senza più alcun ruolo nelle istituzioni», le cui accuse «lo rendono incompatibile con Fdi». All'attacco M5s che parla di «permeabilità di Fdi» mentre Anthony Barbagallo, segretario regionale Pd, sottolinea i «numerosi aspetti torbidi» e la «forte commistione tra soggetti politici, esponenti mafiosi e imprenditori legati alla massoneria».

Peraltro l'ultima elezione di Russo, nel 2017, era avvenuta con «Palermo 2022» di Leoluca Orlando, salvo poi passare a Fdi, sotto le cui insegne nel 2022 è stato trombato. E l'ordinanza del gip palermitano Walter Turturici racconta la sua carriera politica, basata secondo le accuse su una relazione pericolosa con la mafia assunzioni contro preferenze - e la massoneria: ai domiciliari finiscono Gregorio Marchese e Achille Andò. Il primo è «figlio di Filippo detto milinciana (uomo d'onore e spietato killer della famiglia mafiosa di Corso dei Mille)», scrive il gip, ricordando che lui stesso «si è comportato da mafioso nell'agone elettorale e a supporto di Mimmo Russo». Andò è descritto come «faccendiere (), massone () gravemente compromesso con ambienti mafiosi».

Russo, scrive il giudice, «rafforzava il prestigio e l'operatività di Cosa nostra ed in particolare delle articolazioni di Borgo Vecchio, ZEN, Porta Nuova, Marinella, Partanna, Corso dei Mille, Brancaccio, Roccella», assicurando «fondi pubblici e posti di lavoro, il controllo di attività economiche del terzo settore, l'infiltrazione nella burocrazia del Comune di Palermo, il controllo dei voti, la neutralizzazione del regime detentivo». Già, per la Procura, oltre a far assumere «appartenenti a Cosa nostra», Russo faceva scarcerare i mafiosi affidandoli in prova ai servizi sociali nel proprio Caf.

E come presidente della commissione urbanistica tra 2017 e '22, Russo si prestava «alla soddisfazione di interessi espressi da soggetti notoriamente vicini ad esponenti mafiosi, così consentendo il controllo di concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici».

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