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"Aspettare le motivazioni": la sentenza sulla trattativa delude Pd e 5S

Il centrosinistra all'attacco dopo la sentenza di assoluzione di Marcello Dell'Utri e il Partito democratico parla di "zone d'ombra"

"Aspettare le motivazioni": la sentenza sulla trattativa delude Pd e 5S

L'assoluzione di Marcello Dell'Utri, arrivata dopo 25 anni di processo, ha innescato le reazioni politiche. Da parte sua, l'ex senatore non può che essere sollevato dal risultato, che lo vede assolto "per non aver commesso il fatto" ma i lunghi anni di aule giuridiche ne hanno segnato l'esistenza.

Gli Azzurri plaudono alla sentenza

Grande soddisfazione dalle parti di Forza Italia. La deputata Stefania Prestigiacomo ha commentato: "L'assoluzione di Marcello Dell'Utri e degli ex ufficiali dell'Arma Subranni, Mori e De Donno nel processo Stato-mafia spazza via anni di insinuazioni e falsità. Nessuno potrà restituire loro la serenità perduta, tuttavia oggi ha vinto lo Stato. I fatti sono stati anteposti alle illazioni. Credo si debba tutti riflettere su quanto accaduto".

A lei si è unito Giorgio Mulè: "Con la sentenza della corte d'assise d'Appello di Palermo si chiude una delle pagine più dolorose vissute dagli imputati del processo cosiddetto 'Trattativa Stato-Mafia' e dalle istituzioni. Nel rispetto dovuto alle sentenze viene oggi riconosciuto il calvario subito da servitori-eroi dello Stato che per lunghissimi anni hanno dovuto affrontare l'accusa infamante di essere scesi a patti con Cosa Nostra".

Il sottosegretario alla Difesa, alla luce della sentenza, rimarca che sia i militari coinvolti che Marcello Dell'Utri "non misero al servizio della mafia la loro funzione: i giudici gli restituiscono oggi l'onore che nessun garantista ha mai messo in dubbio. Chiunque abbia a cuore il senso della giustizia dovrebbe però interrogarsi sui tempi di questa vicenda iniziata quasi un quarto di secolo fa con un processo avviato oltre otto anni fa che ha segnato irrimediabilmente la carriera e la vita degli imputati assolti oggi".

Anche il senatore di Forza Italia e componente della Commissione Giustizia, Franco Dal Mas, ha ribadito i concetti esposti dai suoi colleghi: "Tredici anni di indagini, di pregiudizi, di teoremi fantasiosi rivelatisi fallaci. Troppe vite sono state lese da questo processo, troppe carriere sono state stroncate. Non posso che esprimere soddisfazione per questa sentenza che riabilita Dell'Utri e le altre vittime di accuse infamanti, ma non basta. Forse è il caso di cominciare a pensare alle carriere dei professionisti dell'Antimafia, come ebbe a definirli l'eretico Sciascia. Carriere che sono state edificate su teoremi caduti come un castello di carte".

L'indifferenza e i dubbi del Partito democratico

Nessuna reazione da parte di Enrico Letta, che si è limitato a commentare: "È evidente che parte di sorpresa c'è per il rovesciamento rispetto agli altri gradi di giudizio, ma su temi così complessi serve leggere le motivazioni e i ragionamenti fatti. Sicuramente sarà una sentenza che farà molto discutere, non ho nessun dubbio".

Umberto Buratti del Partito democratico ha completamente ignorato l'assoluzione di Dell'Utri, concentrandosi su quella dei militari coinvolti: "La sentenza sulla presunta trattativa Stato-mafia ha assolto gli ex ufficiali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno. Tre servitori dello Stato e l'intera Arma dei Carabinieri hanno visto infangato il loro nome per lunghi anni. Chi potrà risarcirli? La sentenza di assoluzione, infatti, restituisce loro l'onore ma non cancellerà mai gli anni di dolore e preoccupazione per un'accusa incomprensibile".Il dem prosegue: "Finisce il calvario di grandi servitori dello Stato e si chiude con una sonora bocciatura processuale un'inchiesta che, a tratti, è sembrata una farsa utile a sbattere il mostro in prima pagina. Dobbiamo tutti interrogarci sul giustizialismo spettacolo che ammorba il Paese e proseguire sulla strada tracciata dalla Ministra Cartabia per una indispensabile, profonda e organica riforma della giustizia".

Più scettico il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: "La sentenza della Corte d'appello sul processo Trattativa Stato-mafia ribalta il pronunciamento di primo grado. Ritengo, tuttavia, sia importante attendere le motivazioni per comprenderne pienamente le basi sui cui poggia. Rispetto il giudizio dei magistrati, tuttavia questa sentenza rischia di non diradare, anche in virtù di una sentenza di primo grado che ha messo in fila fatti inquietanti, le tante zone d'ombra su uno dei periodi più oscuri della nostra Repubblica e sul rapporto perverso tra mafia, politica e istituzioni che ha scandito a suon di bombe la storia italiana".

M5s: "Le sentenze non si commentano ma si rispettano"

In una nota delle deputate e dei deputati del Movimento 5 stelle componenti la commissione Giustizia hanno dichiarato: "Le sentenze non si commentano ma si rispettano. Questa è la nostra linea. Possiamo aggiungere solo che rimaniamo in attesa di conoscere nel dettaglio le motivazioni che hanno portato a tale sentenza. Da un passaggio del dispositivo della sentenza si evince che le assoluzioni di De Donno, Mori e Subranni sarebbero ricondotte alla consueta formula 'perchè il fatto non costituisce reato'. Quindi tutto lascia intendere che i fatti siano confermati e questo per noi fa sì che a livello politico e istituzionale rimangano intatte tutte le responsabilità emerse".

Lupi: "Sconfitta per il giustizialismo"

Maurizio Lupi di Noi con l'Italia esulta per il risultato: "La sentenza sulla trattativa Stato-mafia rende giustizia alle istituzioni e condanna i mafiosi. Una sconfitta per il giustizialismo ed i teoremi, una vittoria per il diritto.

Ora, dopo tanti anni, sarebbe giusto risarcire chi è stato infangato per aver servito lo Stato in un momento estremamente difficile".

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